In Veneto con il Reddito di inclusione attiva centinaia di persone in carico ai servizi sociali dei comuni ricevono un contributo economico e svolgono attività gratuita nelle associazioni con il tramite dei Csv. Un progetto che a volte si trasforma in vera occupazione. Il caso di Padova
Il volontariato può aiutare chi è in situazione di disagio sociale, e in qualche caso può fargli anche trovare un lavoro. È quanto sta dimostrando il Ria (Reddito inclusione attiva), il progetto regionale gestito dai comuni del Veneto per le persone più deboli e difficilmente collocabili nel mondo lavorativo per diverse cause (patologie, scarsa formazione, età avanzata, tempi famiglia lavoro, ecc.): soggetti che solo attraverso politiche di sostegno, formazione e recupero delle capacità residue è possibile indirizzare verso un percorso di reinserimento lavorativo e/o sociale.
In concreto il progetto prevede lo svolgimento di azioni di volontariato da parte di persone in carico ai servizi sociali del comune di residenza, che garantisce loro un contributo economico mensile e le segnala al CSV locale. Quest’ultimo le incontra e ne favorisce l’inserimento presso le associazioni individuate come idonee e disponibili ad accoglierle per far loro svolgere un periodo di volontariato di almeno sei mesi, anche se in alcuni casi è possibile il rinnovo di 3/6 mesi.
Nella parte definita “Ria di sostegno” del progetto promosso dal comune di Padova(capofila di una quindicina di altri centri della provincia), il Centro di servizio per il volontariato ha accompagnato 201 persone nel 2017, e ad oggi sono già 109 le persone che hanno trovato un aiuto nel 2018, grazie soprattutto alla disponibilità di 70 associazioni. Riordino di spazi interni ed esterni, manutenzione del verde, doposcuola, compagnia agli anziani, ristorazione, mercatini solidali: sono alcuni dei compiti assegnati grazie al Ria.
Secondo Marta Nalin, assessore al sociale del comune di Padova “il valore di questa progettualità sta nel fatto che si costruiscono piccoli progetti con le persone dentro un percorso che considera quali sono le caratteristiche e le competenze di ciascuna, per poterle dare un’opportunità di vita».
“L’efficacia del Ria è dimostrata anche dalla sua potenzialità come mezzo di welfare generativo, – aggiunge Mario Polisciano psicologo del Csv Padova, – che in alcuni casi ha permesso che il volontariato divenisse vera e propria attività lavorativa. In pratica persone che non hanno la forza o la capacità di proporsi e non sanno emergere, per cui non trovano un lavoro, grazie a questo contatto sono state in grado di dimostrare le proprie capacità e potenzialità trasformando un percorso di sostegno in un impiego”.
Ne è un esempio Maria, 40 anni, di origini romene e in Italia da 5 anni. Ha un diploma di scuola media, è sposata ma il marito è rientrato in Romania lasciandola senza reddito e con un bambino di 2 anni a carico. Si è pertanto rivolta all’assistente sociale del comune di Padova che le ha offerto l’opportunità di inserirla nel progetto Ria con l’obiettivo di ampliare le relazioni interpersonali, acquisire autonomia personale e trovare un lavoro. Il comune le ha garantito il contributo mensile e, nel frattempo, è stata inserita all’interno di un’associazione di volontariato per un impegno di 12 ore settimanali per attività di riordino. Al termine del progetto, proseguito per 9 mesi nel corso dei quali Maria ha potuto dimostrare le sue capacità, è stata assunta da una cooperativa di servizi per continuare l’attività in associazione come addetta alle pulizie.
Anche Precius, nigeriana di 48 anni, sposata con 3 figli, ha potuto fare un percorso simile. Non lavorava ormai da 3 anni e grazie al Ria è stata inserita in un’associazione che gestisce un servizio di accoglienza interculturale, dove ha prestato servizio continuativamente per 12 mesi, 18 ore a settimana. Al termine del percorso le è stato proposto un tirocinio della durata di 6 mesi di 20 ore settimanali con una borsa lavoro che, con molta probabilità, porterà all’assunzione.
“Dal volontariato al lavoro potrebbe essere la sintesi di questa opportunità, – sottolinea Emanuele Alecci presidente del Csv Padova. – Si tratta di un welfare attivo che dà sostegno a situazioni di fragilità sociale consentendo l’opportunità di rimettersi in gioco, mediante una attività restitutiva di volontariato, a persone che altrimenti resterebbero ai margini”. (Anna Donegà)