Ventisei anni fa il giudice Falcone, la moglie, gli uomini della scorta furono uccisi. Successivamente la mafia uccise Borsellino e gli uomini della scorta.
Caponnetto ebbe un momento di cedimento dopo aver baciato la fronte di Borsellino all’obitorio, ma i giovani di Palermo gli restituirono fiducia e forza, come risulta da un’intervista di Gianni Minà, realizzata nel Maggio del 1966.
Di Falcone, Borsellino e Caponnetto molto è stato scritto e detto. Evito di ripetere la solita scontata liturgia delle parole celebrative. Ma delle stragi ancora si sa poco e lo ha ricordato oggi 26 Maggio Claudio Fava in una trasmissione della Rai. Prima e dopo quelle stragi la così detta antimafia ha scritto e scrive pagine coraggiose. Ma , occorre dire, che esiste una antimafia autentica, motivata, vera ed una antimafia di maniera, forse, direi, un’antimafia mafiosa. Nonostante ciò la criminalità è destinata a perdere, perché cresce la coscienza virtuosa dei cittadini e la consapevolezza che la corruzione danneggia economicamente ed è nemica dell’occupazione, dell’economia sana e dello sviluppo . Il boss Provenzano , accortosi del crescere dell’impegno di tanti cittadini per la legalità, consigliò ad imprenditori siciliani di infiltrarsi nelle nascenti organizzazioni antimafia.
Di questi giorni la notizia sulla collusione in Sicilia tra uomini autodichiaratisi leader antimafia e sospettati ed inquisiti per reati di mafia. Il fenomeno da tempo preoccupa, perché numerosi soggetti appaiono infiltrati e coprono le loro malefatte con l’appartenenza ad associazioni con finalità legalitarie. Altri poi sono presenti anche a manifestazioni per la legalità e si seggono in prima fila!
A me capitò in un comune campano, Marano di Napoli, di partecipare nel 2017 ad un incontro, nel salone della scuola Alfieri , accanto a componenti della giunta comunale inquisita ed era presente la commissione di accesso antimafia nel municipio. Lo dissi all’uditorio prima dell’intervento, dopo aver detto agli assessori presenti che avevano sbagliato ad intervenire. Poi il Comune fu sciolto. Desidero, quindi, invitare tutti noi a non farsi ingannare da distintivi, etichette, appartenenze né ad immaginare che nelle Istituzioni non vi siano uomini della camorra e della mafia.
La collusione è diffusa. Anche politici collusi creano legami con dipendenti pubblici infedeli che sono dovunque ed intralciano il lavoro di uomini dello Stato, rispettosi delle leggi e del bene comune.
E desidero anche suggerire ai dirigenti delle Associazioni costituite con fini legalitari di essere molto attenti nel vagliare le richieste di adesione, nella quotidianità di un’attività che richiede grandissima attenzione anche nel non cadere nella tentazione di diventare professionisti dell’antimafia o soprammobili puliti in un Palazzo che alimenta ragnatele.
La favola di Cappuccetto rosso che si confidava con il lupo credendo che fosse la nonna insegna.
*vice Segretario Nazionale Associazione “Antonino Caponnetto”