Fare un respiro profondo. Inspirare lentamente, trattenere il fiato, e poi espirare fino in fondo. Ripetere più volte. Probabilmente anche il Presidente della Repubblica Mattarella ha fatto un po’ di rilassamento zen per non perdere la pazienza nella lunga trattativa diventata ormai un fidanzamento e tra poco una convivenza di fatto tra Di Maio e Salvini. Bisogna dare atto ai due giovani leoni della politica italiana di esser riusciti a comporre un “contratto” per dare un governo all’Italia, uscita ingovernabile dalle ultime elezioni. E’ quindi comprensibile che i protagonisti cedano all’enfasi e parlino di “inizio di terza repubblica”, di rivoluzione fatta dall’ “amico del popolo”, dimenticando che Marat, ucciso da Carlotta Corday quando era nella vasca da bagno, sosteneva che l’instaurazione del dispotismo avviene “con la scusa di innovare…”.
E così sta per nascere il governo del cambiamento, voluto dalla maggioranza degli italiani, guidato da un bravo professore, sconosciuto ai più, che ha ecceduto nella piccola vanità di gonfiare il proprio curriculum, già eccellente, facendo un po’ di confusione tra l’andare a leggere un libro in una prestigiosa biblioteca ed avere un incarico universitario. Un peccato veniale, ma se fosse successo a un rappresentante del vecchio governo, sarebbe stato massacrato proprio dal M5S e dalla Lega, che adesso, invece, non hanno fatto una piega, salvo accusare i giornalisti di “accanimento”. Il professore si è presentato come l’avvocato degli italiani, e ne siamo contenti, anche se non sapevamo di essere tutti “in attesa di giudizio”. Il governo che sta per nascere, sarà anche del cambiamento, ma propone una serie di iniziative, dalla “flat tax”, che piace a Berlusconi, al reddito di cittadinanza, che piace a chi non trova o non cerca lavoro, che rischiano di dilatare ulteriormente il mostruoso debito pubblico italiano e che peserà per decenni sulle spalle dei giovani. Sarà un governo di cambiamento, o “del popolo contro le élite”, come dice Salvini, ma almeno metà dei suoi ministri appartengono fisiologicamente alla “casta”, come ex ministri, ambasciatori, generali dei carabinieri, professori universitari. E tutti noi facciamo il tifo per loro. L’altra metà è composta da giovani volenterosi ed inesperti, ma molto motivati. Naturalmente facciamo il tifo anche per loro, sperando che imparino in fretta e non dicano cose che fanno impennare lo spread, che aumenta gli interessi che dobbiamo pagare ai nostri debitori. Ma facciamo soprattutto il tifo per il professore, serio, elegante, misurato e un po’ vanitoso, che guiderà il nuovo governo e rassomiglia a un vecchio moroteo folgorato dai 5S. In realtà sembra un termine medio tra Monti e Gentiloni, e questo dovrebbe far inorridire M5S e Lega, ma la logica aristotelica è ormai tramontata, e va bene così. E poi, chi, sull’orlo della pensione, non spera –sotto sotto- che venga dato un colpetto alla legge Fornero? Chi non è un po’ arrabbiato con i soliti tedeschi, arroganti e troppo produttivi, che ci dicono come dobbiamo vivere? A chi –sotto sotto- non sembra che i migranti siano troppi e che l’Europa ci abbia imbrogliato promettendo di distribuirli anche nei paesi che non li vogliono?
E così faremo il tifo per il nuovo governo, sperando che qua e là non facciano quello che hanno promesso e cambino idea come hanno già fatto cinque o sei volte. Ma facciamo il tifo anche per il presidente Mattarella, che ha applicato la Costituzione ed ha difeso sé stesso e il presidente del Consiglio incaricato da “diktat” e da chi considera il Quirinale alla stregua della Bastiglia, da assalire a colpi di tweet. Faremo il tifo perché così ha deciso la maggioranza degli italiani, perché siamo tutti un po’ curiosi dell’effetto che fa (assistere al proprio funerale?), ma intanto: fare un respiro profondo, inspirare lentamente, trattenere il fiato, e poi espirare fino in fondo. Ripetere più volte. E così, per la gioia di Platone, diventeremo un popolo di filosofi …zen.