ma il confronto con Salvini sul premier è durissimo. Domani i due al Qurinale. Nel Pd si apre una settimana di liti furiose
Di Pino Salerno
Nome del premier blindato, ma ormai quasi deciso. Anche se, dicono i ben informati, un nuovo vertice in tarda serata ha avuto luogo tra il leader della Lega Matteo Salvini e il capo politico M5S Luigi Di Maio. All’incontro, secondo alcune fonti, sarebbe presente anche colui che sara’ indicato dai due leader come premier del Governo Lega-M5s. E’ il terzo incontro, oggi a Milano, tra i due leader, dopo quello al Pirellone e quello nello studio di commercialisti del deputato Stefano Buffagni. Sul tavolo, il nome del premier del governo gialloverde.
Cronistoria di una giornata particolare. Ore 14. Di Maio: “qui si scrive la storia”, poi incontra in segreto Salvini
“Qui si scrive la storia: per la prima volta nella storia si sta facendo una trattativa sui temi”, ha detto, “ovviamente servirà un po’ di tempo”. Anche Matteo Salvini ha abbandonato il tavolo tecnico attorno all’ora di pranzo, senza parlare. La fuga dei due capi politici ha provocato un susseguirsi di voci su un possibile incontro riservato, nella sede della Lega in via Bellerio, a casa di Matteo Salvini o alla Casaleggio associati. E una caccia all’uomo da parte di cronisti e fotografi si è scatenata in tutta la città. Il mistero si è risolto solo attorno alle 18.30, quando si è saputo del nuovo faccia a faccia tra i leader. Un colloquio da cui è arrivata la conferma: il patto regge, domani Mattarella sarà messo al corrente di tutto. Compresa la questione, ancora aperta, del nome del presidente del Consiglio.
Ore 18.30, l’annuncio dell’intesa sul contratto ma non sul premier e della telefonata a Mattarella
La conferma è arrivata dopo una giornata di lavoro tra le delegazioni al Pirellone di Milano e un incontro riservato di un’ora tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini nello studio del parlamentare pentastellato Stefano Buffagni, nel centro del capoluogo lombardo. “E’ stata una giornata molto produttiva. A momenti chiamiamo il Quirinale e diamo tutte le informazioni”, ha detto Di Maio prima di lasciare Milano, assicurando che il prossimo sarà “un premier sempre politico e mai tecnico”. Poco prima il segretario del Carroccio aveva confermato che “si lavora su tutto, sabato, domenica, giorno e notte” e a chi gli chiedeva se a Mattarella sarà portato un nome solo o una rosa di candidati, Salvini ha risposto: “Non è che portiamo una squadra di calcio”. Quello che è certo è che nessuno dei due leader andrà a Palazzo Chigi: la persona scelta sarà una “figura terza” e di “altissimo profilo”. Ma “questa figura sarà politica”, assicurano fonti vicine al Movimento, “espressione di un governo con un programma politico e due capi politici”. Al Colle sarà portata una bozza ‘sostanziale’ di contratto, anche se i lavori del tavolo tecnico per il ‘contratto di Governo del cambiamento’ continueranno nella giornata di lunedì. “Tanti nodi risolti, contratto a buon punto. Riprenderanno domani a Roma alle 14.30 presso gli uffici del gruppo Lega alla Camera”, informa il Carroccio.
Ore 19.30. Si svelano alcuni dei titoli del contratto: flat tax, Ilva, pensioni, migranti, reddito di cittadinanza. Sparisce il conflitto d’interessi
Nel documento, oltre ai temi già affrontati sabato – flat tax, Ilva, pensioni, migranti – sono entrati anche quelli dei tagli agli sprechi, della meritocrazia e del reddito di cittadinanza. Proprio sul cavallo di battaglia dei 5 stelle e sulla riforma della legge sulle pensioni si è trovata la quadra per superare le incertezze degli esponenti pentastellati, che temevano un programma troppo sbilanciato a destra. “Non ci sono punti su cui non c’è accordo”, ha confermato Laura Castelli lasciando Palazzo Pirelli. “Oggi abbiamo parlato di lavoro, superamento della Fornero, quota 100, categorie usuranti. Abbiamo fissato dei punti, è un lavoro laborioso, ci vuole tempo”, ha aggiunto. La deputata ha sottolineato che nel contratto c’è “il nostro reddito di cittadinanza per intero, senza alcuna limatura” e quindi senza i limiti temporali di cui si era parlato nelle scorse ore. Confermato anche l’accordo sulla legge Fornero: “Assolutamente sì, abbiamo chiuso”. “Il programma elettorale è praticamente definito. Ci sono limature da fare su alcuni punti, ma ci stiamo lavorando”, ha spiegato Centinaio al termine della giornata. L’ottimismo era trapelato dai due schieramenti fin dalla mattinata, insieme alla speranza di poter chiudere definitivamente la trattativa entro domenica sera. Luigi Di Maio si era mostrato fiducioso, attorno alle 14, mentre usciva dal Pirellone per andare a pranzo a Porta Venezia.
Lunedì mattina: altro incontro tra i leader, viaggio al Quirinale, pomeriggio tavolo tecnico
Si preparano ad andare al Quirinale, domani, il segretario della Lega, Matteo Salvini, e il capo politico di M5s, Luigi Di Maio, per riferire al capo dello Stato, Sergio Mattarella, che il contratto di governo giallo-verde è pronto ad essere siglato per dare il via ad un nuovo esecutivo. Ci sarà un altro incontro domani fra i due leader e poi di nuovo un incontro fra tecnici nel primo pomeriggio: è questo il programma delle due formazioni politiche che vogliono comunque rassicurare il Colle, sul fatto di avere trovato un’intesa. Dal reddito di cittadinanza senza scadenze ma, previa revisione dei centri di impiego, ai 5 miliardi allocati per rivedere la riforma Fornero, al ministero per le disabilità a quello per il Turismo, alle misure per le famiglie ai fondi per il rimpatrio dei clandestini, le misure messe a punto.
Pd: settimana di fuoco in previsione dell’Assemblea nazionale di domenica 19. Martina unico candidato alla segreteria
Partono le grandi manovre nel Partito democratico in vista dell’Assemblea nazionale del prossimo 19 maggio. Al momento, per sostituire il dimissionario Matteo Renzi, sul tavolo c’è solo la candidatura di Maurizio Martina per la segreteria dem. L’ex ministro delle Politiche agricole e forestali ha in mente un programma a lunga scadenza, per lo meno un anno, in cui ricostruire il partito con una fase costituente. Il clamoroso flop alle ultime elezioni politiche è una ferita che ancora sanguina, su cui sono arrivate secchiate di acqua e sale dalle polemiche divampate all’indomani del timido approccio di dialogo con il Movimento 5 Stelle per la formazione di un accordo di governo. Gli equilibri già fragilissimi all’interno dell’area di maggioranza del Pd, in quell’occasione hanno creato una distanza siderale tra il reggente Martina e il gruppo di dirigenti vicini all’ex leader Renzi, che aveva smontato pezzo per pezzo la trattativa in un’apparizione televisiva. Da quel momento in poi le voci su una possibile rottura hanno occupato tutto il dibattito sul futuro del centrosinistra, almeno fino a quando l’ultima Direzione nazionale non ha individuato una linea comune, che pone i democratici all’opposizione del governo M5S-Lega prossimo venturo. Che sarà dura ma ricca di “idee e punti di vista”, ma senza “demolire l’avversario”, spiega Matteo Orfini. Ai microfoni di ‘Domenica live’, la trasmissione condotta da Barbara D’Urso su Canale 5, il presidente del Pd non abbandona l’idea che a scegliere il prossimo leader siano ancora le primarie e rivela che “a breve faremo un Congresso”. E non si tira indietro quando si tratta di analizzare la situazione molto negativa che vive il suo partito: “Le responsabilità quando si perde sono collettive. Abbiamo bisogno di capire dove abbiamo sbagliato e discuterne seriamente tra noi”. Nel frattempo c’è da organizzare le contromosse all’avanzata della ‘strana coppia’ Salvini-Di Maio. “Lega e Cinque stelle dicono di stare ‘facendo la storia’? – rintuzza Martina -. Consiglierei di rimanere con i piedi per terra, risparmino agli italiani altre sceneggiate inutili”. Una linea, quella scelta dal segretario reggente, che sembra incontrare il favore della maggioranza del Pd. La stessa che il 19, a meno di clamorose sorprese, dovrà confermargli o negargli la fiducia per guidare il partito. Da quello dipenderà anche la road map costituente che sogna l’aspirante erede di Renzi.