Passare il testimone ai giovani perché siano loro a portare avanti il messaggio di Peppino Impastato. Succede oggi a 40 anni da un delitto che ha segnato per sempre il concetto di mafia, di antimafia, di giornalismo impegnato e autentico, di valori, di disobbedienza civile. Diaciamo che niente è stato più come era prima di quel 9 maggio 1978.A ricordarlo con parole efficaci e rivolte soprattutto ai giovani è il fratello di Peppino, Giovanni Impastato, che non ha mai smesso di raccontare questa storia perché sentiva, sapeva, che era utile, anzi necessario.
Perché proprio il 9 maggio 2018 questo passaggio simbolico del testimone ai giovani sulle battaglie che lei ha fatto in questi anni? Non tutti credono nelle nuove generazioni specie in vicende molto impegnative, lei, invece, lo sta facendo.
“E’ simbolico e importante secondo me. Non è che io lascio Casa Memoria, non è che sparisco. No, lascio spazio ai giovani perché siano loro ad andare avanti e a testimoniare un mondo fatto di valori. Non soltanto di doveri ma anche di diritti. Credo che dobbiamo dire ai giovani che la disobbedienza civile è importante, è fondamentale battersi per valori e diritti e questo debbono farlo i ragazzi perché noi abbiamo fatto la nostra parte. E poi oggi Casa Memoria è già gestita dai giovani: c’è mia figlia, ci sono ragazzi che Peppino non lo hanno conosciuto perché quando lui è morto non erano ancora nati; ciò nonostante hanno raccolto il suo messaggio grazie a chi lo ha raccontato. Prima di tutti mia madre, lei ha sempre detto che questa storia andava raccontata,lo ha fatto lei, l’ho fatto io e ora lo faranno loro. Alla base c’è un concetto generale: basta egocentrismo: io, io, io… Spazio a un’idea di comunità, condivisione”.
Quanto sono stati lunghi questi 40 anni? Quanto dolore, se si può misurare?
“Sono stati molto lunghi. Però, voglio dire che io non ho solo dato, ho anche molto ricevuto. Ho avuto la possibilità di raccontare la storia di mio fratello e ciò in cui credeva in tanti luoghi diversi, nelle scuole, a persone che non pensavo mai di poter incontrare. Ho sofferto ma ho avuto anche tante gratificazioni. La cosa più bella è la partecipazione, la condivisione di una certa idea di mondo che era di Peppino. Per ricordarlo ci saranno al corteo tantissimi ragazzi che vengono da ogni parte del Paese e questa è la nostra vera vittoria, il riscatto”.
In molti orribili delitti sono state (e sono ancora) le famiglie che portano avanti battaglie per la verità. Quanto conta e quanto costa l’ostinazione?
“Io penso che siamo il sale della democrazia. Esigere verità è un diritto e un dovere e, soprattutto, contribuisce a scrivere la Storia di un luogo, di una Nazione. Penso alle altre famiglie sì, a quella di Siani, ai Regeni, alla famiglia di Daphne Caruana Galizia, persone che lottano per avere verità e giustizia per loro e per tutti noi. Quando si vuole conoscere esattamente cosa è accaduto è sempre un bene e si spera che una volta scritta la verità le cose possano cambiare e migliorare. Non è solo rispetto della memoria delle vittime, che ovviamente è il punto di partenza, ma è l’affermazione di un diritto alla conoscenza, che è un diritto della comunità, un tassello della democrazia e le famiglie non si arrendono davanti ad alcun ostacolo”.
Nel 2018 si sente ancora dire che i giornalisti sono “rompiscatole”, “fanno troppe domande”, “sono esaltati”. E’ possibile sentire ancora frasi del genere?
“Guardate, io voglio dire una cosa chiara: questo è un momento veramente difficile per i giornalisti. Sono vicino a tutti quelli che per raccontare verità scomode rischiano in prima persona. Sono vicino ai familiari della giornalista maltese, a Paolo Borrometi, ai cronisti che raccontano Ostia, sono con loro. Vi invito a continuare a raccontare. Continuate a scrivere e a farci conoscere il malaffare, la mafia, i soprusi. Non possiamo fare a meno del vostro lavoro e spero veramente che sempre più persone si rendano conto della difficoltà che sta vivendo il mondo dell’informazione sia in Italia che in Europa. Continuate, perché il vostro lavoro è prezioso”