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Gaza, 52 palestinesi uccisi (8 bambini) e 2400 feriti dai soldati dello Stato ebraico di Israele

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Un eccidio di innocenti con la complicità di Trump e degli Usa

Di Pino Salerno

52 i morti e i feriti sono più di 2.400. Il numero totale dei palestinesi uccisi dai soldati israeliani nella Striscia di Gaza dall’inizio del movimento di protesta, il 30 marzo, è così salito a 106. Oggi è la giornata con il più pesante bilancio di vittime nel conflitto israelo-palestinese dalla guerra dell’estate 2014 nell’enclave. La giornata di proteste si è conclusa al tramonto, ma nuove manifestazioni sono previste domani, in occasione della giornata della Nakba, la catastrofe, come i palestinesi chiamano il 15 maggio, in ricordo del 1948, quando 750.000 di loro furono cacciati via da case, terre, affetti. E sono almeno “otto i bambini al di sotto dei 16 anni” tra i morti nelle proteste a Gaza, al confine con Israele, scoppiati in concomitanza con l’inaugurazione della nuova ambasciata Usa a Gerusalemme. L’ha dichiarato l’ambasciatore palestinese all’Onu Riad Mansour. Rabbia e indignazione ovunque nel mondo, ma, diciamo la verità: questo eccidio sarebbe accaduto, perché pianificato, cercato, voluto, dai falchi del governo dello Stato ebraico di Israele guidato da Netanyahu, il quale, con la complicità di Donald Trump, ha deciso di celebrare la festa per il settantesimo anniversario della fondazione di Israele con il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, primo passo verso il trasferimento nella città santa della capitale da Tel Aviv. Eppure, la Marcia del ritorno dei palestinesi aveva avuto inizio il 30 marzo scorso, con un bilancio pesantissimo di 45 morti e 5500 feriti, nel totale e complice silenzio della comunità internazionale, e in particolare dell’Europa. Una vergogna sottolineata da molti quotidiani online internazionali, da Le Monde a Liberation, al Guardian, al New York Times, a El Paìs, per citarne solo alcuni. Stati Uniti e Israele, Trump e Netanyahu, volevano la totale destabilizzazione del Medio Oriente, lavorando a tenaglia sull’Iran e contro la Palestina, e ci sono riusciti: questo il commento più benevolo, del New York Times, mentre Le Monde non esita a stigmatizzare il “bagno di sangue” di innocenti a Gaza, come una ferita inferta al mondo, alla civiltà. Il Guardian si chiede come sia stato possibil dare quell’ordine di sparare ad altezza d’uomo sulla folla di giovani a mani nude e inoffensivi, e soprattutto chi e come pagherà per questo vero e proprio crimine contro l’umanità in tempo di pace. E nonostante la rabbia e l’indignazione che da tutto il mondo civile vengono espresse, il presidente israeliano Netanyahu afferma che Donald Trump “ha scritto la storia”. Già, con le mani insanguinate e con l’inchiostro bagnato dal sangue innocente dei bambini e dei giovani palestinesi.

Mahmoud Abbas, presidente della Palestina, non può fare altro che affermare che “gli Stati Uniti non sono più un mediatore in Medioriente”, la nuova ambasciata americana a Gerusalemme equivale a “un nuovo avamposto colonizzatore americano” nella città contesa. Mahmoud Abbas ha poi accusato Israele di aver compiuto un massacro dei palestinesi nella Striscia di Gaza e ha dichiarato tre giorni di lutto.

Le reazioni. La Turchia: “Stati Uniti complici di Israele per il massacro”

La Turchia ha accusato oggi gli Stati Uniti di essere “complici” di Israele per il “massacro” a Gaza. “Purtroppo, gli Stati Uniti si sono messi a fianco del governo israeliano nel massacro di civili e sono diventati complici di questo crimine contro l’umanità”, ha detto ai giornalisti il primo ministro turco Binali Yildirim ad Ankara. “Condanniamo fermamente questo vile massacro”. In precedenza, il portavoce del governo turco Bekir Bozdag ha dichiarato su Twitter che “l’amministrazione statunitense è responsabile quanto Israele per questo massacro”.

Anche l’Arabia Saudita condanna l’eccidio, ma dimentica Trump e gli Usa

L’Arabia Saudita ha condannato oggi quanto è accaduto al confine tra la striscia di Gaza e Israele, senza evocare l’inaugurazione della sede diplomatica americana. “L’Arabia Saudita condanna con forza gli spari delle forze d’occupazione israeliane contro dei civili palestinesi disarmati, che hanno fatto decine di morti e feriti”, ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri saudita. Il portavoce, citato dall’agenzia di stampa SPA, ha lanciato alla comunità internazionale un appello ad “assumersi le sue responsabilità e far cessare le violenze contro i palestinesi”, ricordando la posizione di Riad a favore dei “diritti del popolo palestinese”. Non ha tuttavia fatto cenno all’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, condannata dal sumit arabo organizzato il 17 aprile proprio in territorio saudita.

Finalmente si esprime anche la Ue, fuori tempo massimo. Mogherini: “tutti agiscano con la massima moderazione”. Ma che vuol dire? Colpevoli anche i palestinesi? Incredibile

“Gerusalemme è una città santa per ebrei, musulmani e cristiani. I legami del popolo ebraico con Gerusalemme sono inconfutabili e non devono essere negati. E lo stesso vale per i legami del popolo palestinese verso la città”, scrive in una nota Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera. “Decine di palestinesi, compresi i bambini, sono stati uccisi e centinaia feriti dal fuoco israeliano oggi, durante le proteste vicino il confine tra Gaza e Israele”, ha sottolineato Mogherini, la quale richiama la necessità che “tutti agiscano con la massima moderazione per evitare ulteriori perdite di vite umane”. Israele, chiede l’Alto rappresentante, “rispetti il diritto alle proteste pacifiche e il principio dell’uso proporzionato della forza”. Dal canto suo Hamas “e chi guida i cortei facciano in modo che siano non violenti, senza sfruttarli per altri fini”. Mogherini richiama i protagonisti politici di entrambe le parti a dar prova di “saggezza e coraggio” per “tornare ai negoziati per una soluzione politica, per il bene sia del popolo israeliano che di quello palestinese”.

La Francia: “Israele rispetti il diritto dei palestinesi a manifestare”. L’Italia: “auspichiamo la ripresa delle iniziative diplomatiche”

La Francia “lancia un nuovo appello alle autorità israeliane a dar prova di discernimento e moderazione nell’uso della forza, che deve essere strettamente proporzionato”. In una dichiarazione, il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, chiede a “tutti i protagonisti di dar prova di responsabilità per prevenire una nuova fiammata” di violenze. Ad Israele, Parigi “ricorda il dovere di protezione dei civili, in particolare dei minori, e il diritto dei palestinesi di manifestare pacificamente”. A sua volta, il nostro ministro degli Esteri, Alfano (ma dov’era quando tutto ha avuto inizio?): “Ci appelliamo a tutte le parti coinvolte affinché compiano ogni sforzo per evitare ulteriori spargimenti di sangue e auspichiamo una ripresa delle iniziative politico-diplomatiche tese a rilanciare la prospettiva di una soluzione politica, affinché i due popoli possano vivere fianco a fianco, in pace e sicurezza”.

Anche la Chiesa è indignata con Israele. Padre Ibrahim Faltas direttore delle scuole francescane e responsabile per la Custodia di Terra Santa: “mai vista tanta rabbia da parte dei palestinesi”

“Sono in Terra Santa da 30 anni e non ho mai visto cose del genere, mai tanta rabbia da parte dei palestinesi: si muore a Gaza, scontri sono in corso a Jenin, Ramallah, Hebron, Betlemme e in altre città della Cisgiordania. Il bilancio delle vittime si aggiorna in continuazione e domani si teme sarà peggio”. A parlare così da Gerusalemme al Sir, il servizio di informazione religiosa della Cei, è padre Ibrahim Faltas direttore delle scuole francescane e responsabile per la Custodia di Terra Santa dei rapporti con Israele e palestinesi. “Le cose sono peggiorate e il processo di pace sembra essersi arrestato – riferisce padre Faltas – La decisione del presidente Trump di trasferire l’ambasciata Usa a Gerusalemme non solo ha scatenato il risentimento palestinese ma ha anche spaccato la società israeliana. Qui in città ci sono israeliani che esultano e altri che contestano. Credo sia necessario ricordare la parole di Papa Giovanni Paolo II, quando disse che se non ci sarà pace a Gerusalemme, sarà impossibile la pace in tutto il mondo. Gerusalemme è una città unica e deve essere una città per tutti e di tutti”.

Indignazione e rabbia anche nella nostra sinistra. Palazzotto: “l’Europa non rimanga in silenzio”. Brignone: “fermare l’escalation di tensione”

“La decisione unilaterale di Trump su Gerusalemme ha infiammato il Medio Oriente. L’Europa non può rimanere in silenzio davanti al massacro di queste ore a Gaza. Un esercito che spara sulla folla uccidendo decine e decine di civili è responsabile di un crimine contro l’umanità. L’Europa deve intervenire il prima possibile”, afferma il deputato di Leu Erasmo Palazzotto. “Mentre Ivanka Trump dice che loro pregano per la pace, l’amministrazione repubblicana, guidata da Donald Trump, compie azioni che portano in direzione opposta. E gli alleati israeliani si sono sentiti abilitati a dare una risposta violenta nei confronti di chi manifestava a Gaza. Il risultato è un massacro. Il bilancio di almeno 43 vittime (poi salite a 52) è davvero una tragedia inaccettabile”, dichiara la segretaria di Possibile, Beatrice Brignone dopo i fatti avvenuti a Gaza. “La decisione degli Stati Uniti di aprire l’ambasciata a Gerusalemme – aggiunge Brignone – è stata una grave provocazione che ha fatto esplodere la tensione e favorito l’operazione dell’esercito israeliano. La comunità internazionale non può stare a guardare: tra le vittime ci sono anche donne e bambini. La pace non può essere costruita così: bisogna fermare l’escalation di tensione”.

Da jobsnews


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