Addio a Ermanno Olmi, il profetico poeta degli ultimi e dei deboli, la voce degli emarginati e di una Lombardia lontana anni luce dall’immagine rutilante della Milano da bere che, anzi, a questo fantastico regista dava un fastidio che è difficile descrivere a parole.
Aveva ottantasei anni, era malato da tempo e ci ha lasciato dopo averci regalato un ultimo capolavoro: “Torneranno i prati”, ambientato durante la Prima guerra mondiale sull’Altipiano di Asiago e straordinario per atmosfere e messaggi.
Ermanno Olmi, il portavoce degli esclusi. Sosteneva, non a torto, che un contadino del pavese di inizio Novecento e un contadino cinese contemporaneo si sarebbero potuti intendere senza problemi, e con questa provocazione gentile metteva in risalto i progressi compiuti dal nostro Paese nell’ultimo secolo, ricordandoci al contempo le nostre origini, la mostra fragilità e la disperazione di quanti hanno conosciuto la fame, la miseria e privazioni che noi oggi non siamo neanche in grado di immaginare.
Vinse la Palma d’oro a Cannes con “L’albero degli zoccoli” e il Leone d’oro a Venezia con “La leggenda del santo bevitore” e fu il cantore della generosità e della solidarietà, della dolcezza e della bontà d’animo, delle plebi in rivolta e della lotta delle medesime contro i soprusi e le vessazioni di un potere padronale particolarmente malvagio e opprimente.
Fu un vero uomo di sinistra, contrastò con orgoglio la falsa modernità dello yuppismo e rimase sempre legato a quei valori antichi, terragni, nobili e ormai desueti che avevano scandito la sua infanzia.
Rimase umile e positivo anche quando ormai era diventato uno dei piunimportanti registi italiani. Ha vissuto intensamente e fatto del suo cinema un simbolo di riscossa e un continuo inno al progresso. Una riscossa mite, proprio come il suo promotore, un progresso sincero, collettivo e in grado di emancipare e affrancare i ceti subalterni dalla miseria.
Di Ermanno Olmi ci mancherà soprattutto il suo stupore, la sua sincera meraviglia, il suo incanto bambino e la sua libertà interiore. Non ha mai smesso di volare e ora continuerà lassù, insieme a tanti altri sognatori non pentiti, lui che ha vissuto in punta di piedi e in punta di piedi se ne è andato, sussurrando il suo grazie alla vita per le tante gioie che gli ha regalato
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