Di Maio e Salvini tornano al Quirinale per il secondo tempo delle consultazioni?
O votano la fiducia a Cottarelli per varare parte del programma dalle Commissioni parlamentari?
Svaporati i fumi del ridicolo impeachment e ricordando che gli italiani sono un popolo di risparmiatori con mutuo a carico, il duo giallo-verde sta riprendendo in considerazione di non sfasciare tutto, compresa la pazienza degli elettori precettati in piena estate al seggio, sapendo che molti, tra rabbia e sabbia, preferirebbero la seconda. Così Cottarelli ci metterebbe l’hardware, ma il software – il programma – sarebbe ampiamente concordato con chi lo tiene in vita con una maggioranza assistita.
E Cottarelli ci starebbe?
Solo se avesse in cambio la moderazione del duo sul debito pubblico e sufficiente agibilità per sterilizzare l’Iva e buttar giù un Def-ponte, per poi andare a votare a primavera. Ma soprattutto se la UE si astenesse dal pretendere pesanti correzioni per questo “semestre neutro”. Su queste basi, un Governo Cottarelli avrebbe qualche possibilità di non essere una comparsata politica. Ma ci vorrà tempo per guarire le ferite che Quirinale e partiti si sono reciprocamente inferti in uno scontro istituzionale senza precedenti. Generando un disorientamento diffuso, che è la rischiosa premessa all’uomo dell’ordine, con ventennio incluso nel prezzo.
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