“Questa è terra nostra, qui comannamo noi, ti facciamo chiudere il bar rumeno de merda”. Più chiaro di così non poteva essere il messaggio mafioso dei Casamonica/Di Silvio nella doppia aggressione al Roxi Bar della Romanina, zona notoriamente controllata dal clan Casamonica, come viene riportato nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Clementina Forleo a carico di Alfredo e Vincenzo Di Silvio, Antonio Casamonica ed Enrico Di Silvio. Questa storia è un po’ datata per essere un fatto di cronaca: l’aggressione è infatti avvenuta il primo aprile 2018 e i fatti sono diventati pubblici soltanto il 6 maggio grazie ad un articolo formato per Repubblica da Floriana Bulfon; successivamente alla divulgazione mediatica è arrivato anche il provvedimento restrittivo che contesta l’aggravante del metodo mafioso. Nel lasso di tempo tra i fatti e l’arresto, poco più di un mese, la vita alla Romanina è andata avanti non come al solito bensì tra molti timori.
Perché lì tutti hanno paura e accettano il metodo Casamonica, come si evince in modo netto dalla stessa ordinanza del gip. Il clan può spadroneggiare contando sul silenzio e sulla forza intimidatrice del solo nome. Doveva andare così anche quel primo aprile 2018, infatti l’aggressione prima della donna invalida e poi del barista è avvenuta sotto gli occhi di molti avventori ma nessuno è intervenuto in soccorso delle vittime. Uno dei testimoni, sentito dagli agenti del commissariato Romanina confermerà, infatti, che si era tenuto da parte, come gli altri, temendo ripercussioni negative per se stesso e per la famiglia. Abitano tutti in quella zona e sanno come si comporta il clan dominante. La storia nuda e cruda narra di una violenza gratuita scaturita per futili motivi, ossia perché Alfredo Di Silvio e Antonio Casamonica, entrambi poco più che ventenni, volevano essere serviti al bar prima degli altri, in omaggio, appunto, al loro essere “padroni del territorio”. Ma questa volta è andata male perché si sono trovati di fronte tre “giovani eroi normali”. Chi sono? Sono quelli che normalmente vengono classificati come gli “ultimi”, i “deboli”: Simona, la ragazza invalida civile, Roxana, la barista, Roman, il marito carrozziere e un po’ barista pure lui. Proprio Simona sarà l’unica quel giorno al Roxi Bar a reagire all’arroganza di Casamonica e Di Silvio.
Quando i due dicono “Questi rumeni di merda”, Simona replica: “Se non ti piacciono cambia bar”. Questa frase da cittadina normale le è costata la punizione: prima le hanno sfilato gli occhiali e poi l’hanno presa a cinghiate. Quaranta minuti dopo tornano e picchiano Roman urlandogli: “Ti facciamo chiudere, questa è terra nostra”. Il barista si farà curare nel vicino policlinico.Il 2 aprile firma le denuncia contro il clan. Lui e la moglie diventano, come Simona, eroi normali: quando vengono contattati e minacciati di non sporgere denuncia e viene offerto loro un risarcimento brevi manu, rifiutano e dicono che si sono già rivolti alla Giustizia ordinaria. La reazione di Enrico Di Silvio è emblematica: “Allora volete la guerra!”. Invece i due baristi immigrati dalla Romania in Italia stavano solo facendo una cosa semplice, scontata. Proprio loro, gli ultimi, le fasce deboli. Il comportamento da cittadini europei normali di questi tre ragazzi di periferia ha tirato giù uno scandalo nazionale che riguarda la capitale d’Italia, una delle città più importanti del mondo, dove interi quartieri sono in mano ai clan.
La Romanina è uno di questi e adesso non si può più negare perché ci sono le immagini della videocamera del bar e, soprattutto, le denunce di Roxana, Simona e Roman diventati eroi nel giro di quattro giorni. La prima a chiedere di non lasciarli soli è stata proprio Floriana Bulfon, autrice del pezzo di cronaca sull’accaduto, che ha anche aggiunto che “forse gli altri cittadini non denunciano perché si sentono soli, in quanto sono stati lasciati soli a combattere contro un clan così violento e arrogante e ora più che mai serve stare lì, alla Romanina”. I giornalisti di tutte le testate in queste ore stanno raccontando cosa accade da quelle parti e hanno filmato gli arresti dei Casamonica, scontando anche direttamente il potere e la violenza del clan; la troupe di Nemo (Rai) è stata inseguita e ha subito il danneggiamento delle apparecchiature di lavoro. Aggredito anche Nello Trocchia, giornalista esperto di criminalità organizzata per avere a lungo raccontato quella campana. Intanto anche le associazioni dei giornalisti (tra le altre No Bavaglio e Articolo 21) stanno organizzando per il 17 maggio alle 11 una colazione al Roxi Bar, divenuto una tappa simbolo del coraggio e della legalità.