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28 maggio. La strage di Piazza della Loggia (1974) e l’assassinio di Walter Tobagi (1980). Senza memoria e verità non c’è futuro

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La verità sulle stragi. Sul terrorismo. Nero e rosso. Sui segreti italiani. Sui servizi segreti nazionali ed internazionali. Sulle organizzazioni criminali. I nomi e i cognomi dei responsabili. Gli esecutori materiali. Gli ispiratori e i mandanti. I complici e i conniventi. I depistatori. Gli omertosi. Fuori e dentro le istituzioni…
Di questi temi, dei tanti segreti italiani che hanno sfigurato la nostra democrazia, nella campagna elettorale che ha preceduto le elezioni del 4 marzo non c’è traccia. E men che mai – possiamo scommetterci – ce ne sarà nella imminente nuova contesa per il governo.
Segreti, non misteri, come giustamente ci ha sempre ripetuto Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione che riunisce le vittime della strage di Bologna dell’80. I misteri sono quelli della fede, o che attengono al paranormale, alla parapsicologia. I segreti sono le tante pagine chiuse nei cassetti di armadi con le ante rivolte verso il muro che nessuno vuole voltare e aprire. Bologna, Ustica, Piazza Fontana, Piazza della Loggia… Falcone e Borsellino, Impastato, Moro, Tobagi… Solo per citarne alcuni.

Dal diario italiano dei segreti oggi vogliamo estrapolare due tristi e vergognose ricorrenze: la strage di Piazza della Loggia (28 maggio 1974) e l’assassinio del giornalista Walter Tobagi (28 maggio 1980).
Due delle tante pagine disonorevoli per un paese che si vuole chiamare civile e di cui non si è mai fatta piena luce.
“La gente non si ricorda” scrive Benedetta Tobagi figlia di Walter. “Oppure, se delle stragi una memoria resta, è qualcosa di distante, un soprammobile ingombrante e polveroso in un mausoleo. Qualcosa che non c’entra con il mondo che abitiamo, astratto e muto agli occhi di chi lo sfiora, si commuove o s’indigna un momento e poi, distratto, passa oltre”.

Se non ripuliamo la nostra storia delle tante fetide macchie e non dipaniamo la fitta nebbia che offusca la verità qualsiasi futuro sarà ineluttabilmente ottenebrato e compromesso.


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