Parlare dei giornalisti minacciati in Italia e farlo con i colleghi della stampa estera per spiegare qual è la situazione in questo momento e quali sono le differenze con il passato. Un passaggio difficile ma necessario che c’è stato ieri mattina presso la sede della Stampa Estera, nell’ambito dell’incontro voluto dalla neo Presidente, la giornalista turca Esma Cakir, e al quale hanno partecipato due giornalisti simbolo delle difficoltà che in questo momento ci sono in Italia sulla libertà di stampa, ossia Paolo Borrometi, anche in qualità di Presidente di Articolo 21, e Federica Angeli di Repubblica, accompagnati dal Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti.
Due le domande cardine che ci sono state nel corso dell’incontro: qual è la condizione attuale dei giornalisti italiani e quali sono le differenze con il passato. A rispondere per primo proprio il Presidente della Fnsi, Giulietti, che ha sottolineato come in questo momento nel Paese ci sono “tanti, troppi colleghi sotto scorta e sempre più frequenti sono gli episodi di aggressione e minaccia”.
“Vero è – ha aggiunto Giulietti – che purtroppo in passato abbiamo avuto 27 giornalisti uccisi, di cui 9 per mano della mafia e per fortuna adesso non siamo a questo punto; ciò nondimeno si registrano continue aggressioni anche in pubblico, come di recente è accaduto a Roma. E poi ci sono aggressioni ripetute sui social. E se sei donna si aggiungono minacce ai figli, in un clima di crescente intimidazione verso i cronisti che illuminano aree difficili del Paese, dove ci sono la mafia, la ndrangheta che è un’organizzazione potentissima e violenta”. Per il Presidente della Fnsi, però, non è tutto negativo ciò che ruota attorno ai cronisti italiani perché adesso di questo problema si parla mentre in passato c’era un brutto e ampio silenzio. E’stato sottolineato altresì l’impegno crescente degli organismi di categoria su questi temi, l’apporto prezioso di Ossigeno, l’Osservatorio sui giornalisti minacciati seguito da moltissimi giornalisti della Stampa Estera per comprendere la condizione dell’agibilità della professione in Italia, nonché la disponibilità e la capacità messe in campo dal Ministero dell’Interno, anche con la recente istituzione di un tavolo di osservazione permanente sulle minacce compiute a vario titolo e con diverse modalità contro la libertà di stampa e dei giornalisti.
Dal canto suo il Presidente di Articolo 21, Paolo Borrometi, che è uno dei cronisti sotto scorta “a causa del suo lavoro”, ha illustrato i motivi per i quali ha attirato le ire della mafia, ossia le sue inchieste sulla commistione politica-malavita-economia, inchieste giornalistiche partite da Scicli e poi estese a tutto il ragusano.L’incontro ha consentito di accendere di nuovo i riflettori sulle difficoltà che incontrano i giornalisti che seguono in Italia casi particolarmente scottanti, nonché di confrontare le loro esperienze con il resto d’Europa, dove si registrano pesantissime ritorsioni contro i giornalisti, caso emblematico proprio quello della Turchia della Presidente Esma Cakir.
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