La Rai – volenti o nolenti – e’ l’azienda che impiega il maggior numero di giornalisti in italia, fra cui il sottoscritto. Che – come tanti nella categoria – si interroga sul proprio futuro e dunque trova interessante l’idea – proposta dalla rivista Micromega nel suo ultimo numero – di (cito dal suo sito) “discutere del ruolo e dell’etica di quello che e’ a tutti gli effetti il quarto potere delle democrazie contemporanee: nell’epoca delle fake news e della post-verita’”. Salvo che nel suo “almanacco di giornalismo” la testata diretta da Paolo Flores d’Arcais per analizzare “lo stato di salute dell’informazione e sulla sua capacita’ di svolgere ancora oggi il compito di critica radicale del potere” interpella oltre una ventina di giornalisti. Ma nessuno appartenente al servizio pubblico radiotelevisivo. Almeno a guardare il sommario. Ho scritto alla redazione chiedendo se sia stata una scelta deliberata oppure una svista. In entrambi i casi mi sembra – giornalisticamente parlando – “un buco”. Fra l’altro – come tutti sanno – fra coloro che lavorano alla Rai c’e’ un vasto catalogo di punti di vista, per individuare una voce in grado di partecipare al dibattito su “e’ la stampa bellezza !” – promosso da Micromega – ci sarebbe stato solo l’imbarazzo della scelta. Credo che la rivista abbia perso un’occasione. Di sicuro ha perso un lettore.