di Rosaria Cascio
A Brancaccio governavano alcuni “sovrani” ed ognuno aveva in mano quel potere di vita e di morte che un cristiano riconosce solo a Dio.
E in quei luoghi dimenticati dagli amministratori cittadini, la mafia era l’unica a decidere le sorti di ognuno. Ed aveva deciso, per esempio, che non dovessero esserci la scuola, i servizi e nemmeno fogne e case civili. Il degrado e la promiscuità decisero altro per quegli uomini condannati alla miseria ed alla negazione dei diritti minimi.
Essere parroco in quel quartiere controllato dalla mafia significava scegliere da che parte stare. Padre Puglisi, nel settembre del 1990, non ha tentennamenti e decide di mantenere fuori dalla sacrestia il fulcro della sua azione evangelica trasformando Brancaccio nel tempio in cui portare il Vangelo della carità.
La Parrocchia si apre ai bisogni delle persone e le incontra nei luoghi in cui nessuno li va a trovare. Riconosce nella deprivazione culturale ed economica i mali del territorio e gli basta questo sguardo d’insieme per definire disumane le condizioni di quelle persone. Cristo non può rimanere chiuso dentro alle sacrestie, la sua incarnazione deve continuare.
Così realizza una Parrocchia non più semplice erogatrice di sacramenti ma attenta lettrice dei bisogni dell’uomo e sua compagna nella crescita umana. Sostiene il “Comitato Intercondominiale” nella rivendicazione alle amministrazioni preposte dei servizi mancanti. In parrocchia vengono creati nuovi gruppi di volontari che supportano Padre Puglisi nell’attività missionaria. Tutti prestano il loro servizio ma in modo competente e secondo le linee del volontariato maturo che insegna a pescare e non si limita a dare il pesce. Carità attrezzata, agàpe cristiana modernamente espressa e non quel semplice buonismo in voga in una certa Chiesa.
Puglisi dà vita ad una struttura parallela a San Gaetano: il Centro polivalente di accoglienza e servizio “Padre Nostro”. Le sue attività caritative si integrano con quelle liturgiche e di catechesi della Parrocchia. Le scelte di vita, a Brancaccio, non prescindono dall’ambiente in cui si vive e dai condizionamenti in esso presenti. Prima, fra tutte, la mafia. Essa è presente in modo capillare, si prende cura dei bisogni della gente ma è stessa stessa a determinarli. Controlla le vittime di cui è, essa stessa, la carnefice.
L’azione di 3P – Padre Pino Puglisi – è diretta a promuovere l’uomo attraverso l’incarnazione del Vangelo nella storia personale di tutti e la mafia, questo, non lo accetta. Egli si propone come alternativo al sistema clientelare e prepotente poiché restituisce ai residenti di Brancaccio la dignità di uomini e donne amati da Dio.
Il bisogno in cui la mafia tiene i cittadini viene configurato come diritto negato al quale la criminalità risponde con meccanismi clientelari. Padre Puglisi, invece, risponde con la lotta per i loro diritti. 3P si rivolge ai bambini a cui propone il gioco piuttosto che il furto, il sostegno scolastico anziché la pistola. Con loro, dice, si può ancora avanzare una controproposta di amore che si ponga come alternati va a quella del fascino della mafia. I giovani passeranno dalla sua parte, seguiranno il suo progetto abbandonando definitivamente i sogni di mafia che li affascinavano. 3P diventa pericoloso. E alza il tiro.
Modifica il percorso della processione di San Gaetano portando il Santo tra i vicoli. Il folklore religioso lascia il campo ad una spiritualità vera. Mafia e Vangelo sono incompatibili.
Niente finanziamenti pubblici per essere liberi di denunciare le inadempienze delle Istituzioni; niente amicizie politiche perché Cristo sta con la gente e non fa accordi politici. La sua, è davvero una controproposta di amore cristiano. Deve morire.
L’incarico è dato a Salvatore Grigoli. La mafia uccide Padre Puglisi per riaffermare sé stessa, per affermare il predominio su un territorio e sulle persone di quel territorio. Qui 3P aveva trasformato la sua Chiesa in una prima linea nella promozione umana con lo strumento del Vangelo ma fu interpretata come una lotta, una sfida alla mafia. 3P è andato verso le periferie dell’esistenza umana e lì è rimasto fino alla fine.