Primo maggio, scorta mediatica per chi continua a battersi per i diritti dei lavoratori

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Domani, primo maggio, i sindacati scenderanno in piazza anche per denunciare la strage sul lavoro che continua a produrre morti e feriti.
Tutti i rapporti internazionali assegnano all’Italia un triste primato in materia.
Eppure questa emergenza non sembra essere al centro dell’azione politica e neppure dell’indignazione popolare.
Anni e anni di sapienti campagne, politiche e mediatiche, hanno spostato l’attenzione dalle emergenze sociali alle cosiddette emergenze legate all’ordine pubblico.
Sappiamo tutto, o quasi tutto, sull’ultima rissa di quartiere che vede coinvolto lo “Straniero”, ma sappiamo poco o nulla sulla strage che si è consumata e si consuma nei cantieri dell’edilizia o nelle campagne dove i caporali sfruttano gli “Stranieri”
Di lavoro muoiono, senza distinzione alcuna, donne e uomini di ogni colore della pelle, di ogni nazionalità, di ogni fede religiosa.
Raccontare le loro storie e soprattutto le cause delle loro morti, tuttavia, è molto più rischioso che mettersi al servizio degli Industriali della paura e dello “Spirito dei tempi”
Di lavoro si muore perché le norme non vengono rispettate, perché si investe troppo poco sulla prevenzione, perché molti padroni e padroncini tagliano sugli appalti e risparmiano sulla sicurezza, perché il modello di sviluppo mette in conto un certo numero di morti.
Tutte questioni rimosse dal dibattito pubblico, perché i voti si conquistano con la paura e non certo denunciando il modello di organizzazione del lavoro che genera questa strage.
Per questo domani saremo con chi denuncia le morti sul lavoro e da lavoro.
Lo faremo anche nel ricordo di Raffaele Siniscalchi, giornalista, scrittore, autore, protagonista del gruppo “Cronaca”, instancabile narratore delle ingiustizie e dello sfruttamento di milioni di esseri umani.Un vero protagonista delle migliori stagioni del servizio pubblico.
Raffaele ci ha lasciato qualche mese fa, ma a Lui dobbiamo il canale sulle morti sul lavoro realizzato da Articolo 21, il contatore che registrava il numero dei decessi, la campagna di denuncia e di sensibilizzazione che vide insieme operai, sindacalisti, ispettori del lavoro, giornalisti, scrittori, artisti…
Quella battaglia va ripresa, serve una nuova alleanza tra quanti non vogliono rassegnarsi al cinismo dominante e intendono riportare questi temi al centro dell’agenda politica, mediatica e civile.
Abbiamo lanciato l’idea di dare la “Scorta mediatica” ai cronisti minacciati, sarà il caso di dare la stessa scorta a chi tenta di far emergere dal buio le voci e i volti di, nonostante tutto, non ha rinunciato a battersi per la dignità e la sicurezza di ogni lavoratrice e di ogni lavoratore.


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