E’ arrivato nelle sale il 19 aprile “Molly’s Game” l’atteso lungometraggio scritto – e per la prima volta diretto – da Aaron Sorkin, drammaturgo e sceneggiatore pluri-candidato, vincitore di un Oscar per la “migliore sceneggiatura non originale” con “The social Network” e di 5 Emmy Awards per la serie tv “The best wing”. Il film è basato sulla storia vera di Molly Bloom (il richiamo al personaggio joyciano è casuale) – interpretata da una eccezionale, nonché bellissima Jessica Chastain –, una speranza olimpica dello sci nel free-style costretta ad abbandonare le piste a seguito di un grave incidente in una competizione che le sottrasse il podio. Terminati gli studi di legge ad Harvard, Molly si trasferisce in California dove grazie ad un lavoro da assistente viene introdotta nel mondo del poker. Intelligente, capace ed ambiziosa, in breve tempo decide di mettersi in proprio, organizzando lei stessa un giro di poker di “altissimo bordo” fatto di stelle del cinema, dello sport, della finanza. Costretta a trasferirsi nella “Grande Mela”, riorganizza dal nulla un giro ancora più ricco e più grande, elemento che attira l’attenzione anche di personaggi discutibili ed esponenti della mafia russa, che finiranno per sedere al suo tavolo. L’eccesso di droghe e i ritmi di veglia sempre più estremi contribuiscono a farle perdere la giusta lucidità. Ma Molly è una figura maschile e maschilista, competitiva all’estremo. Incarna tutti i vizi propri di contesti molto competitivi e tradizionalmente maschili. E’ astuta – cerca (molto a lungo) di rimanere sulla soglia della legalità non accettando percentuali sulle vincite – e della seduttività –mostrandosi ma mai concedendosi ai suoi clienti.
Ma una notte la sua “buona stella” viene interrotta dall’irruzione dell’FBI nel suo appartamento. Da lì in poi il suo unico alleato sarà l’avvocato – il vincitore del Golden Globe Idris Elba.
Un racconto che si dipana per 140 minuti attraverso una struttura artificiosa fatta di tre piani temporali: l’antefatto, ovvero l’ultima competizione sciistica, l’ascesa (e la caduta) e il processo. Il genere richiama molto quello di Scorsese, di cui Sorkin non è certamente all’altezza. La figura di Molly è complessa, ben oltre “la principessa del poker” di cui parlano i tabloid. Un cast di prim’ordine, oltre la Chastain ed Elba (Kevin Costner, ad esempio, interpreta il ruolo del padre di Molly).
Usando il linguaggio da “tavolo verde” non si tratta certamente di un poker d’assi, ma di un’opera complessivamente riuscita che, nonostante la durata, è capace di coinvolgere lo spettatore fino alla fine.