Aliberti Compagnia Editoriale pubblica nel 2017 il romanzo La Genovese del giornalista Enrico Fierro. Un libro che solo in apparenza è il racconto delle vicissitudini professionali e private di Frank Santaniello. Narra invece uno spaccato profondo di un’Italia intera e di alcuni degli eventi più significativi della seconda metà del secolo scorso attraverso gli occhi impavidi e disincantati di un cronista, prima giovane poi maturo, che ha lottato con se stesso e con il mondo intero per non diventare mai «come tutti volevano». Dove finisce Frank Santaniello e inizia Enrico Fierro l’autore, naturalmente, non lo dice ed è presumibile non lo farà mai. Leggendo il testo, tuttavia, si comprende fin da subito che, per quanto possa trattarsi di un romanzo di fantasia, Fierro è presente in ogni singola parola vi si trova scritta, in ogni cadenza, inflessione, critica o opinione. Un libro che è un manifesto alla raggia e contro di essa, al giornalismo e contro di esso, alla politica e contro di essa, al popolo e contro di esso. Il perché di tutto questo lo si comprende fin troppo bene leggendo, capitolo dopo capitolo, il romanzo di Fierro.
La scrittura come anche il narrato di Fierro ricorda molto gli scritti di Michael Ende e la sua grande capacità di denuncia sociale raccontando il mondo reale come fosse inventato, perché troppo spesso, purtroppo, la gente è attratta e preferisce “le favole” alla realtà e alla verità che essa inesorabilmente contiene. Uno stile narrativo caratterizzato da un’amara ironia e da un pungente sarcasmo, che a tratti sembra voler essere una “seria” presa in giro di personaggi che facilmente potrebbero incarnare i tipi di cui Fierro racconta. L’enfasi che l’autore mette nel racconto delle vicende e dei pensieri di Frank, dei litigi con il caporedattore e dei compromessi che proprio non riesce ad accettare sembrano quasi uno sfogo personale dello stesso Fierro il quale, indirettamente, sceglie di tirare fuori anche la sua raggia, come fa il protagonista del libro.
Traspare una vena critica molto amara, o meglio amareggiata. Per un’Italia che poteva essere grande, per il rinnovamento, il progresso paventatosi negli ultimi decenni del millennio scorso e che invece di rinvigorire è andato inesorabilmente scemando. Un progresso che non era e non avrebbe dovuto essere solo economico, ma civile e culturale.
Dalla politica italiana con i suoi innumerevoli scandali alla questione volutamente meridionale, dal ricordo di quanto accaduto lungo il confine tra Albania e Serbia a tangentopoli, dal sisma del 1980 alla vergognosa ricostruzione che ne è derivata… ne La Genovese di Enrico Fierro si trova tutto quello che un lettore attento si aspettava di trovare. Un libro che si legge con la curiosità di conoscere gli sviluppi della vicenda di Frank certo, ma soprattutto con la consapevolezza delle responsabilità che ognuno ha e ha avuto nel determinare, direttamente o indirettamente, il destino dell’Italia e di conseguenza di tutti gli italiani. Un libro che di sicuro non delude anche se rappresenta un boccone molto più amaro da ingoiare rispetto alla succulenta genovese che il protagonista si gusta congedandosi dal lettore.