La chiusura del sito Buttico.it sorprende e inquieta

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La chiusura del sito Buttico.it da parte della magistratura di Bologna sorprende, inquieta. Viene in mente il compianto Garante dell’editoria e della radiotelevisione Santaniello, quando ironizzava sul motto “tot capita tot sententiae”: che traduceva nel più prosaico “tutto capita nelle sentenze”. Appunto, che è successo per decidere l’oscuramento di un ‘esperienza redazionale interessante, specializzata proprio nello scovare millanterie e fake? Una condanna per diffamazione, che ha dato ragione ad un medico sostenitore di certe cure. Mah. Viva il dibattito informato, se mai. Il resto è censura. C’è una sproporzione enorme tra il peccato contestato e la pena dell’inferno. Che non esiste forse più nella teologia, ma c’è -eccome- quando si priva una testata della libertà. Non solo. Esiste una giurisprudenza in molti cadi ben diversamente orientata. Tra l’altro, di fronte a quello che accade in rete con Facebook o Google, e davanti ai rischi che corre il giornalismo quando si frappone ai poteri forti o cerca di raccontare le guerre, tutto questo appare un incubo. Insomma, signor giudice, ci ripensi. In fondo, si può anche sbagliare. Non vanno scoraggiate le esperienze virtuose, che cercano legittimamente di fare controinformazione al servizio dei cittadini. Mentre i cattivi veri scorrazzano. No, non va bene. E l’importante ora è riaprire il sito. Piuttosto si dia voce alle diverse opinioni. 


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