Di Rino Giacalone
A Castelvetrano di recente abbiamo avuto modo di leggere da più parti, sui giornali, sui social, in comunicati di politici ex candidati – o prossimi ad esserlo – ed ex pubblici amministratori, prese di posizione particolarmente indignate su diverse faccende. L’acqua che manca, le fognature che non funzionano, le alghe che occupano il porticciolo di Selinunte, le case abusive da abbattere, la maxi evasione fiscale. Come se d’improvviso, agli occhi di molti, si è proposta una realtà che prima non era vista, o meglio non veniva avvertita o addirittura se avvertita veniva negata, e chi la negava trovava incredibile approvazione.
Da quando sono arrivati i commissari, dopo lo scioglimento per inquinamento mafioso della pubblica amministrazione, invece tutta una serie di problemi sono stati scoperti e quindi tantissima indignazione, a iosa, per dire in buona sostanza, forse per qualche bandiera malconcia rimasta a sventolare, che era colpa loro, incapaci di bene operare o in altri casi capaci a ingigantire problemi.
Ci può star tutto. Giusto indignarsi, forse meno corretto attribuire a chi è arrivato ora le decennali lacune della pubblica amministrazione. Ma non vogliamo passar per quelli che dinanzi ad un commissario antimafia sono disposti a dar ragione senza mettere in dubbio l’operato. Sappiamo che non è così, ma adesso desideriamo che la cosa passi in questo modo.
I commissari potrebbero far di più ma non lo fanno. Ripetiamo, è una forzatura, ma ci sia consentita. Perchè quello che vogliamo dire a tutte queste persone che oggi scoprono di possedere l’innata dote dell’indignazione è che l’indignazione non può viaggiare a corrente alternata. Se c’è, deve esserci per sempre e su ogni cosa. Veniamo al dunque. In questi giorni, dopo gli arresti di “Anno Zero”, sui giornali abbiamo ben letto quello che andava dicendo questo gruppo di mafiosi, uomini brutti, sporchi e cattivi, per non usare altra definizione, ricordate “la mafia è una montagna di m…”. Disprezzo per chi è stato ucciso per vendetta, come il piccolo Giuseppe Di Matteo, ammazzato a 15 anni perchè figlio di un pentito; affetto e riverenza per gli assassini, come Ciccio e Matteo Messina Denaro, ai quali, a dire di questi mafiosi, andrebbero dedicate statue come se fossero dei santi; rancore per i figli di altri pentiti e ipotesi delittuose nei riguardi di chi per la città è solito ad accompagnarsi a poliziotti.
Avevamo pensato a proporvi una rassegna di queste frasi, ma poi abbiamo desistito. Non crediamo che si tratti di parole passate inosservate. Vogliamo farla infatti breve e farvi notare che, in questo caso, l’indignazione è scomparsa. Le parole dei mafiosi per alcuni non meritano indignazione? O a Castelvetrano esiste indignazione solo per alcune cose, quelle che non toccano i mafiosi?
Siamo sicuri che non tutti a Castelvetrano la pensano in questo modo, ma noi oggi vogliamo rivolgerci sopratutto a chi in cuor suo pensa che è incodivisibile certa barbarie verbale, come quella che auspica un Matteo non più immobile ma un Matteo che qualche segnale (di morte) lo debba pur mettere in atto. E allora chi considera incondivisibile queste cose, dimostri che Castelvetrano è capace di reagire, di mettere all’angolo questa minoranza di mafiosi e complici di Cosa nostra.
È ora di far sentire la ribellione e non tenerla nascosta ognuno a casa propria.
L’indignazione o c’è per ogni cosa che non funziona o non c’è per nulla. E allora facendo così faremmo scoprire gli indignati di maniera, quelli che si indignano per finta o si indignano contro chi amministra con le mani pulite per far un favore a chi ha amministrato con le mani sporche. Indignamoci contro i mafiosi che pensano solo a uccidere e comandare. Indignamoci non vendendo frutta e verdura alla famiglia dei Messina Denaro: questa è gente da tenere a distanza, lontano dalla gente che vive onestamente. Indignamoci contro chi dice che Matteo Messina Denaro non è il primo dei problemi o che lui più dello Stato ha portato benessere.
Non possiamo essere concittadini di chi vuol celebrare i mafiosi come se fossero dei Santi. Oggi è il 25 aprile festa della Liberazione. Liberiamoci davvero allora, mandiamo a quel paese i mafiosi, cominciando da Castelvetrano dove non aspettiamo altro che il giorno della cattura dell’assassino Matteo Messina Denaro e l’arresa dei suoi scagnozzi di bassa lega.