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Giustizia, mobilitati gli Stati Generali: appello per la riforma da 130 esperti

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Presentato oggi a Governo e Parlamento un documento in cui rappresentanti del mondo accademico, giuridico e forense chiedono l’inserimento dello schema di decreto nell’ordine del giorno delle Commissioni Speciali. “Le gravi condizioni in cui versa il mondo penitenziario meritano di essere considerate tra le più pressanti urgenze civili”

ROMA – Il primo nome, a spiccare su tutti, è quello di Glauco Giostra, presidente della Commissione per la riforma dell’Ordinamento penitenziario e, nei due anni precedenti, coordinatore di quella rivoluzione culturale che passerà alla storia col nome di “Stati generali sull’esecuzione penale”: il profondo e complesso lavoro di ricerca pensato dal ministro della Giustizia, Andra Orlando, per ridisegnare il volto delle carceri italiane e l’intero sistema dell’esecuzione delle pene. Segue un lungo elenco di firme, 130 in tutto, di professionisti e alte personalità del mondo giuridico, forense e accademico che arrivano direttamente dai Tavoli degli Stati generali: da Gherardo Colombo a Stefano Anastasìa, da Paolo Borgna a Lucia Castellano, da Adolfo Ceretti a Rita Bernardini, da Franco Corleone a Riccardo Polidoro: tutti uniti nel chiedere con forza, in un appello inviato questa mattina a Governo e Parlamento, l’approvazione definitiva di una riforma che non può più aspettare. Né in Italia, né in Europa.

“Come componenti degli Stati Generali dell’esecuzione penale – scrivono i 130 firmatari – chiediamo al Parlamento ed al Governo di adoperarsi affinché lo schema di decreto legislativo sulla riforma dell’ordinamento penitenziario completi al più presto il proprio iter normativo, a fronte di una situazione penitenziaria che richiede interventi particolarmente urgenti e non più ulteriormente differibili.
Lo schema di decreto legislativo, attuando una parte fondamentale della delega a tale scopo conferita dal Parlamento al Governo, consente di riportare l’esecuzione penale entro una cornice di legalità costituzionale e sovranazionale e costituisce l’adempimento di un impegno assunto dall’Italia in sede europea dopo l’umiliazione della condanna subita nel 2013 nel caso Torreggiani”.
In due anni di lavoro, esperti da tutta Italia e da diversi settori della società civile avevano scandagliato il mondo penitenziario alla ricerca di soluzioni che garantissero dignità e sicurezza, dentro e fuori gli istituti di pena. Puntando molto sulle misure alternative al carcere e su una vita detentiva il più vicina possibile a quella reale, per favorire il delicato momento del reinserimento.

“Gli Stati Generali dell’esecuzione penale – prosegue l’appello – hanno impegnato in lavori complessi e laboriosi oltre duecento esperti tra magistrati, avvocati, docenti universitari, medici, psichiatri, direttori penitenziari, funzionari di polizia penitenziaria, esponenti del volontariato e della società civile nell’obbiettivo di accompagnare il percorso della riforma penitenziaria, ritenuta coralmente necessaria, ad oltre quaranta anni da quella del 1975, a fronte delle drammatiche carenze riscontrabili in un settore così sintomatico della civiltà di un paese democratico”.
“Basterebbe ricordare – proseguono gli esperti – l’alto numero di suicidi e di gesti autolesionistici, gli episodi di violenza e di sopraffazione, le carenze igieniche e la sostanziale inadeguatezza dell’assistenza sanitaria, il sovraffollamento, l’endemica mancanza di lavoro intra ed extramurario, la frequente de – territorializzazione della pena, l’ancora insoddisfacente ricorso alle misure alternative, le carenze dell’assistenza post-penitenziaria, l’elevata percentuale dei casi di recidiva. Su questi temi della massima urgenza l’Italia si è impegnata dinanzi al Consiglio d’Europa a fornire risposte efficaci che, nello schema di decreto legislativo, sono ormai da tempo pronte per essere sperimentate, come primo fondamentale passo per rendere il nostro sistema di esecuzione penale maggiormente conforme alla Costituzione ed offrire così a tutti i cittadini più efficaci garanzie di sicurezza, che risiedono nell’individualizzazione dei percorsi di trattamento e nella tutela piena della dignità delle persone”.

L’hanno chiamata “salva-ladri”, affiancando la definizione all’altrettanto infelice “svuota-carceri” ma la riforma va esattamente nella direzione opposta e “non contiene – sottolinea l’appello – nessuna ‘liberatoria’ per pericolosi delinquenti, tanto meno per mafiosi e terroristi espressamente esclusi dall’intervento riformatore, e nessun insensato ed indulgenziale ‘svuotacarceri’, ma una semplice e razionale rimeditazione sulla funzionalità della risposta sanzionatoria al reato, secondo le linee che gli Stati Generali dell’esecuzione penale hanno elaborato in anni di lavoro intenso e disinteressato”.
“Per queste ragioni – concludono gli esperti – esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per il mancato inserimento della discussione sullo schema di decreto legislativo in materia di riforma dell’ordinamento penitenziario all’ordine del giorno delle Commissioni Speciali e chiediamo al Parlamento ed al Governo che, nell’ambito delle competenze loro specificamente assegnate in materia dalla legge delega, agiscano tempestivamente. Le gravi condizioni nelle quali versa il mondo penitenziario meritano di essere considerate, infatti, tra le più pressanti urgenze civili di cui la Politica è chiamata ad occuparsi”.

Ieri “l’apertura” del presidente della Camera, Roberto Fico, che ha invitato i Capi Gruppo a ripensarci e a inserire la discussione sullo schema di decreto nei lavori della Commissione Speciale. Oggi l’appello degli Stati generali. Il 2 e 3 maggio l’astensione dalle udienze dei penalisti e la manifestazione nazionale delle Camere Penali. Si infittisce il calendario degli eventi pro-riforma e si moltiplicano, di ora in ora, gli appelli per il sostegno del cambiamento di un sistema penitenziario che è di nuovo sull’orlo del collasso. (Teresa Valiani)

Da redattoresociale


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