Rapporto Astalli. Fenomeno in crescita: a Roma oltre al problema acuito dai recenti sgomberi, sono coinvolti i richiedenti asilo fuori accoglienza, senza alcun supporto, materiale e legale. Nel complesso prevale ancora un sistema di accoglienza emergenziale, lo Sprar copre solo il 15% dei posti
ROMA – Sono sempre di più i migranti che, esclusi dall’accoglienza, vivono per strada. In particolare, nella città di Roma il fenomeno riguarda i richiedenti asilo che hanno abbandonato i Cas (centri per l’accoglienza straordinaria) avendo ricevuto la revoca delle misure di accoglienza, e che restano tagliati fuori da ogni forma di accompagnamento e di supporto, materiale e legale. Non è raro, inoltre, il caso in cui anche la procedura d’asilo risulti sospesa o compromessa, aggravando le loro condizioni di precarietà. A fotografare il fenomeno è il Rapporto annuale 2018 del Centro Astalli, presentato oggi a Roma.
Nel dossier una parte è dedicata in modo specifico all’accoglienza. In particolare, si sottolinea che, nonostante il calo degli arrivi, registrato in Italia nel corso del 2017 (119.369, rispetto ai 181.436 dell’anno precedente), l’obiettivo di un sistema di accoglienza unico e con standard uniformi è ancora lontano. I Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) restano la soluzione prevalente, mentre la rete Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati), sia pure in crescita, a luglio 2017 copriva poco meno del 15% dei circa 205.000 posti disponibili. “Nonostante il tentativo di razionalizzare il sistema, anche attraverso misure che incentivino la partecipazione degli enti locali alla rete Sprar – si legge nel dossier -, la situazione su molti territori non è in linea con quanto previsto e, in particolare, il passaggio tra la prima e la seconda accoglienza avviene con forte ritardo e per un numero limitato di persone, penalizzando la qualità dei percorsi di integrazione”.
Le realtà della rete territoriale del Centro Astalli lavorano prevalentemente nell’ambito dello Sprar, dove nel 2017 hanno accolto 494 persone, di cui 255 solo a Roma. “Anche se è aumentata la capienza del sistema di accoglienza nazionale, continuiamo a registrare in particolare nei servizi di bassa soglia, la presenza di un numero crescente di persone che restano escluse dal sistema di accoglienza e vivono per strada– spiega Astalli –. A Roma, in particolare, si tratta in molti casi di richiedenti asilo che hanno abbandonato i Cas delle diverse regioni italiane dove erano stati inizialmente accolti e che per questo, avendo ricevuto la revoca delle misure di accoglienza, restano tagliati fuori da ogni forma di accompagnamento”. A questo si aggiunge la stretta sulle residenza fittizie voluta dal Comune di Roma. “Da marzo 2017 – spiega il dossier -, con l’entrata in vigore di una delibera comunale che revocava agli enti di tutela abilitati a Roma, tra cui il Centro Astalli, la possibilità di rilasciare il proprio indirizzo a richiedenti asilo e rifugiati per l’iscrizione anagrafica, i percorsi di inclusione risultano di fatto ancora più difficoltosi”.
Nel corso dell’anno infine l’emergenza abitativa a Roma si è manifestata in alcuni sgomberi di edifici occupati da anni, anche da titolari di protezione internazionale come il palazzo di via Curtatone, sottolinea ancora il Centro Astalli : “fa riflettere il fatto che quelle occasioni siano state l’unico temporaneo momento di attenzione e visibilità per i moltissimi migranti che vivono, ormai da anni, ai margini delle nostre città. Non possiamo fare a meno di constatare che molti di loro sono privi di punti di riferimento sul territorio e che in misura maggiore rispetto al passato la loro stessa presenza è ignota non soltanto alle Istituzioni ma anche agli enti di tutela. Per ogni persona che si rivolge ai nostri servizi, non possiamo non chiederci quanti, invece, non sanno a chi rivolgersi e quanti ritengono che non valga più la pena di chiedere aiuto”. (ec)