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Cumhuriyet, giornalisti condannati per ‘aver favorito il terrorismo’. Fnsi: «Abrogata la libertà di informazione»

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Tredici condanne fino a 10 anni e tre assoluzioni, mentre per l’ex direttore Can Dundar e per il redattore Ilhan Tanir è stato disposto il giudizio presso un’altra Corte. Questo l’epilogo del processo ai lavoratori del quotidiano. Appello del sindacato alle testate, italiane ed europee: «Dare voce a chi ancora lotta contro il bavaglio alla stampa in Turchia».
Tredici condanne dai 7 mesi ai 10 anni per gli imputati del processo Cumhuriyet. Tre assoluzioni, per Bülent Yener, Günseli Ozaltay e Turhan Günay, mentre per l’ex direttore Can Dundar e per il redattore Ilhan Tanir è stato disposto lo stralcio e saranno giudicati da un’altra Corte. Questo l’epilogo del processo ai lavoratori di quello che era il più importante quotidiano d’opposizione turco, giornalisti, impiegati e dirigenti, molti dei quali costretti in detenzione preventiva da mesi e gradualmente rimessi in libertà nel corso del dibattimento.

La sentenza era attesa per venerdì 27 aprile, ma i giudici riuniti nell’aula del penitenziario di Silivri, a nord di Istanbul, hanno deciso di accelerare. Condanne a 8 anni e 2 mesi sono state inflitte ad Akın Atalay, l’amministratore delegato del quotidiano rimesso in libertà dopo 541 giorni in attesa che la sua posizione sia discussa in una prossima udienza; sei anni e 3 mesi per Orhan Erinç; 4 anni e 6 mesi per Bülent Utku; 7 anni e 6 mesi per Murat Sabuncu, il direttore che ha preso il posto di Dundar; 2 anni 6 mesi per Kadri Gürsel; 3 anni e 9 mesi per Güray Oz; 3 anni e 9 mesi per Önder Celik. Tutti giornalisti.

Per il vignettista Musa Kart e per i manager Hakan Kara e Mustafa Kemal Güngör i giudici hanno stabilito 3 anni e 9 mesi. Poco meno, 3 anni e un mese, al commercialista del giornale Emre Iper; 7 anni e 6 mesi a Aydın Engin e 6 anni e 3 mesi a Hikmet Cetinkaya, entrambi editorialisti. Infine, una condanna a 7 anni e 6 mesi è arrivata per il giornalista investigativo Ahmet Sik, il principale imputato.

«Una nuova pagina nera per la libertà di stampa in Turchia», commenta Antonella Napoli che per Articolo21 ha seguito il processo dal penitenziario (qui il suo reportage da Istanbul).

«La sentenza di ieri ai danni dei lavoratori del quotidiano Cumhuriyet segna la sostanziale abrogazione della libertà di informazione in Turchia. Come raccontato dalla collega Antonella Napoli, che ha assistito al processo per conto di Articolo21, le condanne inflitte ai giornalisti fanno venir meno tutte le garanzie dello Stato di diritto», è il commento del segretario generale e del presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.

«Rivolgiamo pertanto un appello – proseguono – a ogni testata, italiana ed europea, affinché venga data voce a quanti, pur tra mille difficoltà, ancora si battono contro il bavaglio alla stampa in Turchia. Spetta in primo luogo alle istituzioni europee prendere una posizione che vada oltre lo sdegno di un istante. L’Italia, intanto, sarà il primo Paese a dedicare ai colleghi turchi una grande manifestazione, promossa da Fnsi, Usigrai, Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Articolo21, Odg Lazio, Amnesty International Italia e Rete NoBavaglio, che si terrà il prossimo 2 maggio al liceo ‘Mamiani’ di Roma».

Scrive ancora Antonella Napoli: «È stato un processo farsa, senza prove, basato solo sulla linea editoriale di Cumhuriyet. È  apparso chiaro da subito che sotto accusa ci fosse la libertà di informazione. Le imputazioni di terrorismo erano, sono e restano ridicole. Ahmet Sik, Murat Sabuncu, Akim Atalay e gli altri 15 imputati rappresentano la storia di una testata che dal 1924 è sopravvissuto a cinque colpi di Stato e ha continuato a dare notizie scomode anche sotto i regimi militari. In passato, molti dei suoi giornalisti sono stati imprigionati, torturati o vittime di assassini politici. Ma mai prima d’ora si era vista una così intensa volontà di eliminare completamente Cumhuriyet».

Per questo Articolo 21, Fnsi, Article 19, Centro europeo per la libertà di stampa e media, Pen International, Reporter senza frontiere e altre organizzazioni internazionali hanno seguito tutte le fasi del processo con grande preoccupazione.

La sentenza, che chiude il primo grado di giudizio, è l’ultimo atto di «un attacco contro il più longevo giornale della Turchia, un attacco puramente politico, seppur per via giudiziaria, un assalto diretto alla libertà di stampa e al diritto che nessun paese democratico può accettare. Dopo le condanne all’ergastolo di sei giornalisti, tra cui i fratelli Mehmet e Ahmet Altan, la dura sentenza che di fatto infligge un colpo mortale a Cumhuriyet, conferma che lo Stato di diritto in Turchia è morto. Ed è per questo che ora più che mai bisogna supportare quel che resta della  stampa libera turca», conclude Napoli.


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