BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Ciao Arrigo, che la terra ti sia lieve. Lettera alla mia amica e collega del T2 Monica Petacco

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Carissima Monica,
apprendo con dolore della morte Del tuo babbo, Arrigo Petacco. Giornalista di una televisione di cui si è perso lo stampo; dirlo può sembrar retorico e di “circostanza” ma non è così: è un doveroso riconoscimento, un tributo “minimo” a una umanità e a una professionalità che si vorrebbe avere, e si vorrebbe ci fosse ancora; è la nostalgia di un tempo in cui ci si poteva presentare come “giornalista” senza il timore di provare un filo di vergogna. Tuo babbo è stato un divulgatore storico di valore che non ha avuto timore di affrontare questioni e tematiche spinose, andando spesso contro-corrente rispetto al “politicamente corretto”. E non solo divulgatore, dote comunque preziosa saper scrivere e soprattutto sapere come farsi leggere. Sapeva dove mettere le mani nei polverosi archivi inesplorati, e cogliere nel mare di carte la gemma che spiegava il tutto, e consente di ricavarne il giusto succo.

Di tuo babbo ricordo le preziose opere. La biografia del mitico poliziotto italo-americano Joe Petrosino innanzitutto, e il non meno mitico sceneggiato – in quell’elegante bianco e nero – di Daniele D’Anza, con Adolfo Celi, e – tra gli altri – un giovanissimo Michele Placido.  Ma ricordo anche i tantissimi lavori, vere e proprie “inchieste”, intorno agli aspetti poco indagati della nostra storia recente, i tanti “capitoli” dedicati al fascismo, ma anche alla tragedia delle Foibe o al Risorgimento.

Ricordo tuo babbo come giornalista partecipe, meticoloso, sensibile, attento al rigore della notizia e “nemico” dell’informazione urlata e del facile scandalismo. Lo ricordo come socialista autentico, di quel socialismo venato di David Lazzaretti, cui ha dedicato una bella biografia; quel socialismo dal volto umano e liberale che si nutre di quel patrimonio lasciato dai fratelli Carlo e Nello Rosselli, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi; e ricordo quando decise di aiutare il Partito Radicale impegnato in una difficile scommessa: almeno tremila iscritti per non “chiudere”. Probabilmente, pur essendo amico di Marco Pannella non ne condivideva tutte le idee, le proposte, le iniziative, ma sono certo che al pari dei veri anarchici, dei libertari, gli piacevano i guasconi seguaci di Pannella, e per questo decise di essere, sia pure a distanza, uno di loro.

Cara Monica, io – e tanti, credo – devo molto a tuo babbo; e lo ringrazio, col rammarico di averlo poco frequentato, non come avrei voluto. Che la terra ti sia lieve, Arrigo.


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