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Cannes 2017. Arriva “A beautiful day”, Palma d’oro per miglior attore e sceneggiatura

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E’ lo stile della regista britannica Lynne Ramsey, Palma d’oro per la migliore sceneggiatura a Cannes 2017, a fare la differenza, il suo modo originale di gestire la cinepresa, ci invita a dedurre partendo dal dettaglio la realtà e il suo sviluppo. Le immagini, grazie anche alla fotografia bellissima, alla musica sapiente e ossessiva, entrano sotto pelle allo spettatore. La violenza brutale agghiaccia perché realistica: le vittime nel film della Ramsey, infatti, non cedono dopo impossibili corpo a corpo, ma subito e di colpo come sarebbe se fosse vero. E, in una drammatica e realistica arrendevolezza, prima della morte sanno anche intonare una canzoncina. Nel 2017 anche il protagonista Joaquin Phoenix, è stato insignito della Palma d’oro per la migliore interpretazione maschile. Nel film Phoenix quasi non parla, ma la sua espressività dice tutto. “A beautiful day” che in inglese ha un titolo più pertinente “You were never really here”, “Realmente non sei ma stato qui”, esprime l’estraneità perfetta interpretata da Phoenix, quel mutismo che ne fa una vittima e insieme un carnefice.

“A beautiful day” racconta di Joe, veterano di guerra, psicologicamente disturbato dalla violenza conosciuta sin dall’infanzia, ma sopravvissuto a molte battaglie. Joe vive con la madre anziana a malata in un quartiere di New York degradato e sinistro e si guadagna la vita come sicario. Un senatore gli affida la missione di sottrarre la propria figlia Nina, una bambina di forse tredici anni, finita in un giro di prostituzione anche a causa delle colpe paterne. Joe, armato di un martello, con aria estranea, mena fendenti che gli evocano allucinazioni dei suoi tempi bui. Come la figlia del senatore Joe è stato anche lui un bambino perduto e ora si batte per vendicare, trovare catarsi e identità al puzzle sparpagliato della sua vita e di quella della piccola. La pecca del film é quella di essere a tratti incompiuto, di aver lasciato troppa immaginazione allo spettatore che non può dedurre, da circostanze chiare, lo snodarsi degli avvenimenti e rimane, per quanto il genere sia ben fatto, con un senso di non esaustività.


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