Il riflesso nazionalistico dello sconfinamento dei gendarmi francesi a Bardonecchia sta eclissando quel dramma umanitario. Ci s’indigna (giustamente) per l’ingresso non autorizzato dei francesi, ma pochi ricordano che l’omissione di soccorso è diventata l’arma impropria oltralpe per dissuadere i migranti. Una prassi che non conosce pietà neanche davanti ad una donna visibilmente malata, in procinto di partorire, che – come avvenuto di recente – viene respinta sotto la neve e finirà per morire dando alla luce suo figlio.
La Farnesina ha convocato l’ambasciatore francese per consegnargli la protesta dello Stato italiano per lo sconfinamento. Giusto. Ma chi chiederà conto ai francesi della loro politica di omissione di soccorso che arriva persino a punire con il carcere chi sceglie l’umanità del salvataggio alla legge del respingimento?
E’ triste constatarlo, ma mentre il suolo viene difeso come sacro e inviolabile, ci sono esseri umani privati di dignità, che vengono cacciati e respinti come animali infestanti. E se muoiono tanto meglio, così altri capiscono che devono andarsene. Davanti a questi casi, ognuno di noi dovrebbe sentirsi – come l’ambasciatore francese – convocato davanti alla propria coscienza. E riflettere. Perché ogni annegato in mare o assiderato nei monti è una vittima della nostra paura di perdere qualcosa aiutando gli altri.
Il tipico pensiero di chi si è già estinto nell’umanità e sopravvive a se stesso.
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