Centodieci anni fa veniva al mondo, quarantacinque anni fa se ne andava, al termine di un’esistenza oggettivamente breve, appena sessantacinque anni, ma straordinariamente intensa e ricca di valori e di emozioni. Un pensiero colmo d’affetto ad Anna Magnani, cuore e anima di Roma, indimenticabile nel ruolo della signora Pina che corre disperatamente dietro a una camionetta nazista gridando “Francesco!” in “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, superlativa nel ruolo della prostituta desiderosa di cambiar vita in “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini, emblema del neo-realismo in salsa capitolina che PPP, friulano d’origine ma romano d’adozione, seppe portare in scena meglio di chiunque altro.
Anna Magnani: non bella ma estremamente affascinante, con quelle rughe che le contornavano il viso e che non solo non le arrecavano alcun imbarazzo ma, al contrario, le suscitavano l’orgoglio di chi sosteneva di aver impiegato tuttavia vita per procurarsele, in parte scherzando, in parte avendo contezza della propria anima dolente e della complessità dei ruoli che era stata chiamata a interpretare.
Anna Magnani e un cinema che non c’è più: un’arte povera, un’arte di strada, un’arte diremmo quasi artigianale, benché lei fosse un’attrice di primissimo piano, un’arte che risentiva molto dell’impatto della guerra e delle sofferenze strazianti che essa aveva arrecato alla popolazione nel suo insieme.
Anna Magnani: autentica, sincera, quasi sempre se stessa, come se non avesse neanche bisogno di recitare per rendere al meglio nelle parti che le venivano assegnate.
Quasi tutto era drammatico in lei, malgrado la comicità involontaria e forzata che talvolta era costretta ad esprimere, con quell’accento tipicamente romano in cui stupore e meraviglia si intrecciano, si prendono per mano, si guardano negli occhi e procedono di pari passo, come ad esempio in “Bellissima” di Luchino Visconti, altra perla di una cinematografia che in quegli anni seppe dare il meglio di sé, mettendo a nudo gli aspetti più miserevoli di un’umanità apparentemente incapace di redimersi.
Ci è rimasta dentro con il suo sguardo penetrante, con la sua voce inconfondibile, con la sua semplicità. È stata una delle icone di un tempo in cui si cercava faticosamente di tornare a vivere, di guardare al futuro, di riscoprire una speranza di cui oggi, purtroppo, non è rimasta traccia.
Anna Magnani ha attraversato oltre un secolo, con il suo volto segnato e la sua fragilità. E noi le rendiamo omaggio come a un piccolo monumento: una maschera di grandezza ancora oggi attuale, se non altro per la sua incapacità di fingere e di celare i propri sentimenti.
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