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Alcoa. Al ministero ancora incontri interlocutori.

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Ma Calenda propaganda se stesso e inventa la “partecipazione” dei lavoratori alla gestione. “Perplessità” della Cgil

Di Alessandro Cardulli

Dal cilindro, come fanno i prestigiatori degni di questo nome, il ministro Calenda ha estratto una notizia di quelle destinate a fare sensazione. I lavoratori di Alcoa che da circa sei anni sono impegnati in una lotta per assicurare la ripresa del lavoro, la salvaguardia dell’occupazione e di una attività produttiva, l’alluminio, importante non solo per la Sardegna ma per l’economia nazionale, avranno una quota del 5% della nuova società, la Sider Alloys, che nel mese di febbraio aveva rilevato da Invitalia gli impianti di Portovesme. L’accordo era stato firmato proprio al ministero dello Sviluppo economico, presenti il ministro Calenda, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, l’amministratore delegato della Sider Alloys, Giuseppe Mannina, e il presidente della Giunta regionale della Sardegna, Francesco Pigliaru. I lavoratori apprendevano la notizia mentre si trovavano a presidiare lo stabilimento di Portovesme, una delle tante iniziative, comprese manifestazioni e presidi a Roma   c he si sono volte nel corso degli anni per salvare Alcoa.

L’annuncio della quota del 5% della nuova società è stata data dallo stesso ministro Calenda al termine del tavolo di confronto con i sindacati. Con tono trionfante, da salvatore del mondo come è costume del ministro, ha annunciato: “Sarà il primo caso in cui i lavoratori partecipano alla gestione dell’azienda e se lo sono ampiamente meritato”.  Il ministro ha fatto presente di aver chiesto un aumento di capitale del 20%, quota che dovrebbe essere sottoscritta da Invitalia.

Nel Consiglio di sorveglianza un rappresentante della associazione dei lavoratori

Questo aumento, il 5% appunto, verrebbe destinato ad una “associazione di lavoratori” non meglio identificata che avrebbe così il diritto a partecipare al Consiglio di sorveglianza. Che, come è facilmente comprensibile, e dovrebbe esserlo  anche al ministro Calenda, è altra cosa dal  Consiglio di amministrazione. Non a caso la Cgil ha espresso “perplessità”. Massimo Gibelli, portavoce di Susanna Camusso, parla di una “idea quantomeno problematica di Carlo Calenda”. Diverso il discorso per quanto riguarda il Consiglio di sorveglianza “se con questo nome – dice Gibelli – non si intende il Cda. Sarebbe un primo importante passo verso l’applicazione dell’articolo 46 della Costituzione”. Si tratta dell’articolo che dice: “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. Dove quel “i limiti stabiliti dalle leggi” ha un ben preciso significato. Forse Calenda, già che c’era, vuol lasciare intendere una sorta di cogestione. Cosa che è ben diversa. Cgil perplessa sul 5%; Calenda, perché problematica?

Forse il ministro vuol far intendere che si tratta della prima “cogestione” che verrebbe realizzata in Italia sotto la sua gestione. Dichiara infatti che “il 5% va ai lavoratori costituiti in associazione. Gli utili rimangono nella loro associazione e possono essere utilizzati per fini sociali. Il posto in Consiglio di Sorveglianza li rende partecipi alle decisioni. Credo sia il primo caso in Italia”. Come è noto ogni volta che il ministro dichiara fa sempre presente che si tratta “del primo caso in Italia”. Da parte dei sindacati l’annuncio del ministro non cambia la situazione di Alcoa con problemi fondamentali che devono essere affrontati nel confronto che proseguirà il 3 maggio presso il ministero per lo Sviluppo e che ancora sono da risolvere.

I sindacati: incontro ancora interlocutorio. Ammortizzatori sociali in scadenza

“L’ingresso di Invitalia nel capitale di Sideralloys – dice Guglielmo Gambardella, coordinatore del settore siderurgia Uilm – è un sfida importante per concretizzare e aiutare il processo di rilancio”. Poi affronta problemi concreti. “Ci incontreremo – dice – il 3 maggio per avere l’illustrazione del piano industriale per affrontare nel merito gli aspetti industriali e occupazionali, anche quelli del relativo indotto. Chiederemo in quell’incontro il rispetto dei tempi del riavvio perché i lavoratori soffrono da troppo tempo e gli ammortizzatori sociali sono quasi scaduti”. Il segretario nazionale della Fim Cisl, Gianni Venturi, definisce l’incontro avuto al Mise “interlocutorio”. Il problema urgente dell’ex Alcoa è la scadenza degli ammortizzatori sociali il 30 giugno 2018. “Al tavolo prosegue – sono state presentate le ipotesi di un ingresso di Invitalia nel 20% della nuova società e una possibile partecipazione al 5% dei lavoratori. Tutto il resto è in divenire – ha sottolineato – è aperta la fase di verifica su manutenzione e riavvio degli impianti”. Lo stesso ministro Calenda per quanto riguarda “la partenza dell’attività e gli ammortizzatori”, non ha saputo dare indicazioni. “Sider Alloys – ha detto – sta facendo le perizie sui macchinari e non ha al momento visibilità su quando riprendere a lavorare. Nel frattempo il nostro impegno è cercare una soluzione con il ministero del Lavoro”.

Ancora da analizzare la bozza di contratto per l’ingresso di Invitalia

A fronte delle richieste dei sindacati su quali modalità sono previste per la  “partecipazione dei lavoratori”, il 5%, il ministro si è limitato a rispondere  che da qui al 3 maggio la bozza di contratto  per l’ingresso di Invitalia nel capitale societario della Sider Alloys “verrà analizzata”, dovrà arrivare la risposta del governo e della Regione sul finanziamento degli ammortizzatori sociali per il secondo semestre del 2018. A domanda su quali saranno i diritti e i doveri, soprattutto i vantaggi per i lavoratori “proprietari” del  5%,  se la partecipazione sarà consultiva, di indirizzo, di partecipazione agli utili, le risposte sono state generiche, richiamando  “l’associazione dei lavoratori” titolare della quota.

 

Da jobsnews


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