Mentre Reporters sans frontière nel suo ultimo rapporto ha rilevato con preoccupazione che “Il livello delle violenze perpetrate contro i reporter in Italia (intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce…) è molto inquietante e non cessa di aumentare, in particolare, in Calabria, Sicilia e Campania”, da Napoli, in occasione della Festa della Liberazione del 25 aprile, è partito un importante appello: “Contro i bavagli di ieri e di oggi: ora e sempre Resistenza”. Questo il titolo del sit-in, al quale hanno preso parte i vertici campani e nazionali di Ordine e Sindacato dei giornalisti, e di Articolo21, che si è voluto organizzare in un importante luogo simbolico: al Pan, lì dove è custodita la Mehari di Giancarlo Siani, il giovane giornalista ucciso dalla camorra.
“La stampa in Italia è formalmente libera, ma i giornalisti devono combattere”. Al presidio messo in piedi in poche ore al Palazzo delle Arti di Napoli, Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) ha annunciato due manifestazioni nazionali che saranno organizzate in nome della libertà di stampa. “La prima si terrà a Milano e il tema sarà il contrasto al lavoro precario – dice – la seconda a Napoli, a giugno, contro il bavaglio alla stampa”. L’obiettivo è portare avanti la battaglia contro ogni forma di bavaglio, come lo sono – dice il sindacato – anche le querele temerarie contro i giornalisti. “Nella passata legislatura – ha affermato Lorusso – proposte di legge a tutela della stampa sono state scientificamente fatte naufragare, come, per esempio, quella che puntava al contrasto del precariato, altra debolezza del nostro mestiere”.
“I bavagli non vanno bene mai”, ha detto Giuseppe Giulietti, presidente di Fnsi, che rilancia da Napoli la richiesta di “un incontro urgente con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e con i presidenti di Camera e Senato”, perché “siamo di fronte ad una emergenza democratica”. “Ogni testata data a un giornalista – dice – è una testata all’articolo 21 della Costituzione”. Sotto attacco non sono solo i giornalisti, ma la libertà di informazione, per “minacce crescenti a cielo aperto. È diventato normale prendere i giornalisti a testate, schiaffi, rivolgere loro minacce – ha affermato Giulietti – Ci sono decine di casi, non dobbiamo solo parlare dei 19 che sono sotto scorta, sono tantissimi quelli che rischiano e non dobbiamo lasciarli soli”. “È sacrosanta la scorta delle forze dell’ordine – sottolinea – ma c’è un punto fondamentale: la scorta mediatica”. Va acceso “un riflettore collettivo su queste vicende, sui covi da cui partono le minacce. Chi minaccia deve sapere che è proprio lì che arriveranno obiettivi, telecamere, giornalisti”. “Chi querela un giornalista molesta il diritto di cronaca – aggiunge – e dovremmo prevedere che il querelante che perde lasci metà dei soldi a un fondo per il precariato. Sono anni – conclude Giulietti – che non si organizzava una manifestazione con tutti gli organi di categoria nel giorno della Liberazione. Avevamo sempre aderito alla manifestazione di qualcun altro”.
“Un fronte comune del giornalismo contro minacce, bavagli”, ribadisce Carlo Verna, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. “Non è un caso se a difesa della libertà di stampa – ha affermato – abbiamo scelto il posto dove è conservata la Mehari di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra per il suo lavoro”. “È una macchina che abbiamo nel cuore e che ci porta in giro a raccontare questo mestiere”. “Dobbiamo essere tutti uniti – ha aggiunto – contro la precarietà che si salda con le minacce fisiche e morali. Dobbiamo resistere per rilanciare il ruolo dell’informazione”.
“Abbiamo scelto la ricorrenza della Liberazione per il suo alto valore simbolico. Durante l’oppressione del regime fascista, a due anni dell’assassinio di Giovanni Amendola e a quattro da quello di Giacomo Matteotti, Mussolini diceva che la stampa italiana era la più libera del mondo intero. Per fortuna oggi abbiamo la Costituzione a garantire la libertà di espressione, ma ci sono ancora forti limiti alla libertà di informazione. Dati del Ministero dell’Interno indicano la Campania tra le regioni più colpite dalle minacce e dai reati contro i giornalisti”, ha evidenziato Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario dei giornalisti della Campania. “A Caserta – ha affermato – ci sono 4 giornalisti sotto scorta armata e solo 10 denunce per minacce in tre anni. Questo significa che la camorra è riuscita a mettere a tacere i giornalisti”. “Dobbiamo essere presenti, essere uno stimolo – ha concluso – anche a partire da eventi come questo perché viene messo in discussione il diritto di cronaca”.
“È diventato, purtroppo, un fenomeno diffuso”, ha detto Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania. “A questo fenomeno – ha sottolineato – dobbiamo opporre una scorta mediatica, la viva cronaca dei fatti, tornare nei luoghi di cui si racconta senza timori”. Lucarelli ha ricordato che, oggi, a “legislazione vigente è ancora previsto il carcere per i giornalisti. Una cosa alla quale dire un secco “No””.
“Chi dimentica diventa il colpevole – ha dichiarato Désirée Klain, rappresentante di Articolo21 per la Campania – è con questo slogan, che Imbavagliati, Festival Internazionale di Giornalismo Civile, cerca di dare voce ai quei coraggiosi giornalisti, che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali, ma nonostante questo hanno messo in pericolo la loro vita per poter raccontare la verità”. “Proprio per non dimenticare, – ha continuato la giornalista napoletana – davanti alla Mehari di Giancarlo Siani, simbolo della manifestazione per la libertà di stampa, ogni mese, dal 14 ottobre, organizzano un sit-in, al Pan per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni; il giovane ricercatore italiano, torturato e ucciso in Egitto due anni fa. Una significativa iniziativa, che dà seguito all’appello lanciato dai genitori di Regeni, durante l’ultima edizione della manifestazione contro i bavagli. E’ sempre importante aprire una luce, una scorta mediatica, anche per i tanti giornalisti minacciati in Campania, come Giuseppe Bianco, Stefano Andreone, Mimmo Rubbio: invito tutti, attraverso i social, a rilanciare le loro inchieste. A non lasciarli soli in questa difficile battaglia. Anche questo vuol dire Resistenza”.
Hanno preso parte alla manifestazione, anche: la presidente di Hamef Onlus, Fatou Diako, il direttore di FanPage, Francesco Piccinini, Gerardo Ausiello, consigliere nazionale della Federazione della stampa.