È una pagina di storia la mobilitazione degli studenti contro le armi avvenuta sabato a Washington e in altre 800 città degli Stati Uniti. Una sfida da brivido che ragazzi e ragazze di tutte le età hanno lanciato alla National Rifle Association,la potente lobby delle armi che sinora è riuscita,in nome della difesa del secondo emendamento, a evitare maggiori controlli sulle vendite di fucili e pistole. “Niente ci fermerà” “ ne abbiamo abbastanza” “ Non voglio essere il prossimo” “Cerimonie di laurea non funerali” erano alcuni dei cartelli che gli studenti hanno alzato sfilando sotto i palazzi della politica di Washington,con i parlamentari assenti,in vacanza per la pausa pasquale. “ La marcia per le nostre vite” cosí l’hanno chiamata, è stata decisa dopo l’ennesimo massacro avvenuto in Florida alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parklandcompiuto da un ex studente della scuola con un fucile d’assalto. 17 persone morte, 14 studenti, tre membri dello staff. E il momento di maggiore emozione è stato quando hanno preso la parola proprio quei giovani che avevano vissuto lo shock di quella carneficina e che hanno deciso di dire basta. Da brivido ascoltare la loro denuncia con le lacrime agli occhi contro auel massacro e contro tutti quelli compiuti negli anni. I dati sono agghiaccianti . Dalla strage nel college di Colombine in Colorado nel 1999,secondo il Washingon Post, 200 studenti sono morti per colpa di sparatorie avvenute nelle loro scuole. 187 mila quelli che rimasti scioccati con conseguenze traumatiche. Le scuole non sono vissute più come luoghi sicuri dove andare per studiare ed essere protetti.Gli studenti ispanici rischiano di essere piu esposti alla violenza delle armi il doppio di quelli bianchi, per quelli afroamericani il rischio diventa triplo. Il record più macabro lo detiene Baltimora. 343 omicidi in un anno su una popolazione di 600 mila persone. Sono arrivati in tremila da quella città alla marcia di ieri con 60 bus pagati con donazioni private. La speranza è che i ragazzi ce la facciano a scalfire il cuore di quel potere politico cosí sensibile alle sirene della National Rifle Association. Trump aveva promesso di intervenire dopo l’ultimo massacro in Florida, ma i giorni scorsi ha firmato il nuovo bilancio statale da 1.3 trilioni di dollari senza prendere decisioni significative sul controllo delle armi,come il divieto di girare con fucili di assalto nelle città,l’ aumento delle verifiche sulla salute mentale di chi compra armi,l’innalzamento dell’età minima. Difficile che possa accadere nei prossimi mesi con il Congresso impegnato a pensare all’appuntamento elettorale di medio termine a novembre. Obama ci ha provato inutilmente a porre dei limiti nel corso dei suoi due mandati, ma i massacri sono continuati. Il risveglio degli studenti che abbiamo visto marciare sabato potrebbe fare la differenza.Ma lo scontro negli Stati Uniti è durissimo. Non a caso mentre gli i giovani marciavano a Washington con i loro genitori e i loro professori, c’è stato chi è sceso per le strade chiedendo più armi per potersi difendere meglio. È il perenne conflitto che dilania gli americani e che porta ad un’impennata delle vendite di pistole e fucili subito dopo ogni strage per paura di controlli più severi. Difficile seppellire per sempre quella mentalità da Far West, più viva che mai. E intanto si continua a morire. la prossima strage è solo questione di tempo.
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