Sei mesi fa l’Italia decideva di rimandare al Cairo l’ambasciatore Giampaolo Cantini. Da quell’annuncio del 14 agosto, periodo scelto non a caso per tentare di ridurre la portata delle reazioni di chi era contrario, e dall’effettivo reinsediamento del nostro diplomatico pochi o impercettibili passi in avanti sono stati compiuti nella ricerca di verità e giustizia per Giulio Regeni.
Oggi ne parleranno all’università La Sapienza, nell’aula D della Facoltà di Scienze statistiche il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury, il vignettista Mauro Banci, la giornalista Azzurra Meringolp e il professore Andrea Carteny, docente de La Sapienza.
Questa iniziativa si inserisce nell’ambito della scorta mediatica per Giulio Regeni che, come promesso il 14 ottobre dello scorso anno alla Federazione nazionale della stampa italiana, Articolo 21, con la Fnsi e Amnesty Italia continuerà a portare avanti con l’obiettivo di tenere accesi i riflettori sull’uccisione del ricercatore italiano e chiedere di sapere i nomi di chi sequestrò, fece sparire, torturò e uccise Giulio Regeni al Cairo il 25 gennaio del 2016.
Richiesta che oggi più che mai l’Italia dovrebbe avanzare con forza, soprattutto a fronte di nuove indiscrezioni sul coinvolgimento di un ‘terzo attore’ nell’omicidio del 28enne di Fiumicello.
Un deputato egiziano Tarek Radwan, presidente della commissione per gli Affari esteri della Camera dei rappresentanti del paese la scorsa settimana ha dichiarato all’agenzia di stampa Nova di essere certo che “l’Italia adesso sia comsapevole del coinvolgimento di una terza parte nel caso, un ‘attore’ che con lo sfruttamento massimo dall’internazionalizzazione di questo caso lo ha usato contro l’Egitto nei forum economici e diplomatici mondiali”.
E’ dunque più evidente che mai il tentativo di spostare l’attenzione dalle responsabilità egiziane. Proprio per questo gli operatori dell’informazione che hanno aderito e sostengono la “scorta mediatica” devono intensificare la propria azione.
Sia adoperandosi per fare quello che ai colleghi egiziani viene impedito, fare luce sulle enormi zone d’ombra al cui interno si trovano mandanti ed esecutori dell’assassinio di Giulio e tenere alta l’attenzione sulle violazioni dei diritti umani in Egitto, sia proteggere l’azione di chi in Egitto come in Italia quella verità continua a cercarla.
Ma prima di ogni cosa continuare a chiedre al governo quali dei “passi avanti”, come aveva garantito il ministro degli Esteri Angelino Alfano annunciando la piena ripresa delle relazioni diplomatiche tra Italia ed Egitto, siano stati finora ottenuti nella ricerca della verità per Giulio.