Di Pino Salerno
L’interrogativo lo avevamo lanciato ai nostri lettori già ieri, in occasione dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato, attribuiti al pentastellato Fico e alla forzista Casellati: l’intesa trovata porterà a un governo di Grosse Koalition all’amatriciana, e con quale premier? Domenica, dopo l’annuncio del presidente Mattarella che il giro di consultazioni partirà il prossimo 3 aprile, la sensazione che Salvini e Di Maio si siano accordati sul “pacchetto completo” presidenze Camere e governo del Paese trova conferme sempre più insistenti. Insomma, appare verosimile quanto solo fino a pochi giorni sembrava impnesabile: un governo Salvini-Di Maio (magari vicepresidenti e ministeri di peso) con alla guida un personalità di garanzia per centrodestra e 5Stelle. Sembrava fantapolitica fino a poche ore fa, invece potrebbe essere il futuro prossimo dell’Italia. Si tratterà solo di capire che tipo di intesa hanno siglato i due leader, o sigleranno: se un patto di Legislatura, oppure se un patto su precisi punti di programma per poi votare entro il 2019. Gli indizi ci sono tutti.
Gli indizi che fanno ritenere credibile un’intesa su “tutto il pacchetto” tra Salvini e Di Maio
Primo indizio, una dichiarazione della neoeletta presidente del Senato, Casellati: “Lo penso davvero, sono ottimista. Nonostante le differenze di idee, le legittime divergenze di programmi oggi c’è stato un risultato straordinario e dovrà essere un viatico per la legislatura”, dove quest’ultimo sostantivo è sinonimo di governo. Secondo indizio, il post di Salvini sulla sua pagina Facebook: “Nel rispetto di tutti, il prossimo premier non potrà che essere indicato dal centrodestra, la coalizione che ha preso più voti e che anche ieri ha dimostrato compattezza, intelligenza e rispetto degli elettori”. Si faccia attenzione alle parole: “premier indicato dal centrodestra” e “rispetto per gli elettori”: su cosa si reggeva il patto per le presidenze, se non su questi due pilastri? Terzo indizio, la dichiarazione del leader pentastellato Di Maio, apparentemente sibillino, ma sufficientemente comprensibile: ” da oggi chi vuole lavorare per i cittadini, sa che esiste una forza affidabile e seria che dialoga con tutti e si muove compatta per il bene del Paese”. Ora, come direbbe Agatha Christie, un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi sono una prova. A tal punto da far rabbrividire alcuni esponenti storici di Forza Italia, che sabato hanno trangugiato il boccone amaro della sconfitta, loro e del loro leader Berlusconi. Renato Brunetta rende pubblico il timore: “Io continuo a dire che il centrodestra ha leadership plurali. O queste leadership riescono a fare sintesi e allora il centrodestra è forte. Se non riescono a fare sintesi il centrodestra non esiste più. Esiste solo Salvini, ma Salvini ha solo il 17%, e cioè è totalmente subalterno al Movimento Cinquestelle”. Per tradurre Brunetta che si rivolge a Salvini: hai rotto il patto con Berlusconi, parli di centrodestra al governo, ma fai e disfi a tuo piacimento, così non va. Il rapporto privilegiato che Salvini ha intessuto con Di Maio ha di fatto sbaragliato il campo dai sospetti di intesa Lotti-Gianni Letta, perché Berlusconi avrebbe mirato ad un governo col Pd sconfitto, piuttosto che con i 5stelle vincenti, proprio per evitare quel che Brunetta teme, ovvero “la subalternità” a Beppe Grillo.
La sconfitta di Berlusconi e della sua strategia di intesa col Pd. Le opinioni pubbliche mondiali preoccupate
E non è per caso che uno degli esponenti di spicco del M5S, Alessandro Di Battista, si è esercitato in una valutazione del voto di sabato sulle presidenze come “abbiamo spazzato via Renzusconi”, facendo balenare sostanzialmente una doppia strategia: quella di Salvini-Di Maio, rivelatasi vincente, e quella Berlusconi-Pd, rivelatasi perdente. L’opinione pubblica europea sta chiedendosi cosa stia davvero accadendo in Italia, e come sarà sbrogliata la matassa. Liberation, quotidiano della sinistra francese, titola: “I 5stelle fanno mercato politico dopo le elezioni”, e nell’articolo firmato Eic Jozsef, il corrispondente da Roma, si legge: ” dans l’ensemble, l’opération institutionnelle marque un indéniable succès pour Luigi Di Maio et Matteo Salvini, qui sont parvenus à faire accepter à leurs troupes un rapprochement droite-M5S en marginalisant à la fois le centre gauche (Matteo Renzi a placé le Parti démocrate dans l’opposition) et Silvio Berlusconi” (nell’insieme, l’operazione istituzionale segna un innegabile successo per Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che sono pervenuti a far accettare alle loro truppe un’intesa destra-M5S marginalizzando il centrosinistra e Silvio Berlusconi). E si potrebbero citare le Monde e il Guardian, il New Times ed altri, ma l’opinione che circola nel mondo ormai è che in Italia Renzusconi sia stato rottamato e che si vada verso l’incertezza di una relazione politica giudicata improbabile pochi giorni fa dagli stessi protagonisti, anche se preoccupano alcuni elementi comuni, come la tenuta dei conti pubblici, le idee sul destino dell’Europa, ma soprattutto i rapporti con Mosca. Anche le cancellerie europee temono derive antieuropee? E Mattarella dovrà tenerne conto?