80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Quanto e come si è parlato di Macerata nei media

0 0

I fatti di Macerata risultano strettamente interrelati con il discorso politico nel racconto della stampa: entrano e dominano l’agenda della campagna elettorale dall’inizio di febbraio

di Paola Barretta

Nella narrazione mediatica degli ultimi mesi, assumono piena centralità i fatti di Macerata: l’omicidio di Pamela Mastropietro compiuto da tre uomini di origine nigeriana e la tentata strage di matrice razzista a danni di sei giovani di colore da parte di un cittadino italiano.

Grazie alla rassegna stampa dell’Associazione Carta di Roma, dal 30 gennaio al 28 febbraio 2018, è stato possibile costruire una classifica delle parole maggiormente presenti nei titoli dei quotidiani, associate all’omicidio della giovane Pamela e all’aggressione di matrice razzista. Salvini, migrare, immigrazione, immigrato, odio, razzismo, straniero svettano, senza sorpresa fra i termini più frequenti.

Con sorpresa compaiono la parola Islam e moschea. Con altrettanto sorpresa tra i termini ripetuti almeno 4 volte non compaiono droga o spaccio, contesti in cui si è consumato l’omicidio di Pamela.

I fatti di Macerata risultano strettamente interrelati con il discorso politico nel racconto della stampa: entrano e dominano l’agenda della campagna elettorale all’inizio di febbraio: compaiono più volte i termini rabbia, odio, paura, colpa, associati alla drammaticità degli eventi e a un inasprimento complessivo dei toni.

Anche l’informazione televisiva tematizza gli eventi di Macerata: sono 403 i servizi dedicati ai due fatti (con una distribuzione pressoché paritaria tra entrambi) nei telegiornali di prima serata delle 7 reti generaliste, in pratica 2 notizie a Tg al giorno per un mese (dati forniti dall’Osservatorio di Pavia nel periodo 30 gennaio-28 febbraio 2018, Tg di prima serata di Rai, Mediaset e La7).

“Il volto di una ragazza, Pamela Mastropietro di 18 anni che vive in un video ripreso dal telefonino. Il volto di Pamela fatta a pezzi da un nigeriano che non doveva neppure stare in Italia. Parte tutto da qui, da una violenza mostruosa, da quei poveri resti stipati in due trolley e gettati per strada”. È in tv, soprattutto nei programmi di intrattenimento nei talk show che i toni si alzano, le immagini si fanno brutali, i particolari vengono raccontati in modo morboso. Ed è proprio in alcuni di questi programmi che si ascoltano invocazioni contro i nigeriani, i migranti e gli stranieri in generale. Messaggi che veicolano una generalizzazione stereotipata su un gruppo di persone definite in base a appartenenza nazionale, etnica o religiosa, e che legittimano l’insulto e il disprezzo all’individuo singolo in ragione della sua appartenenza a quel gruppo.

Ed è proprio su questi contenuti che ci aspetta, dopo la fase della campagna elettorale, un intervento puntuale e rigoroso da parte degli organismi di vigilanza, in primis da parte dell’AgCom, impegnata contro la diffusione della discriminazione e del linguaggio di odio nell’audio-visivo.

Da cartadiroma


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.