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La strage di Cisterna di Latina. I tanti inquietanti interrogativi, al di là della cronaca

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Una sera accendi il TG2, ascolti i servizi sulla strage che si e’ consumata a Cisterna di Latina, dove un carabiniere che non accetta la separazione, uccide le figlie di 14 e 8 anni, riduce in fin di vita la moglie e infine si ammazza. In uno dei servizi sulla vicenda un’affermazione che ha dell’incredibile: carabinieri e poliziotti, persone insomma che per mestiere detengono e usano armi non sono sottoposti a periodiche perizie psichiatriche.
Come non sono sottoposti a visite e controlli? Stiamo parlando di persone che Dio li benedica per quello che fanno ogni giorno e ogni notte. Ma proprio per il grande carico di responsabilità, per lo stress e il logorio che giorno dopo giorno (e notte dopo notte) accumulano, perché quando tutto il mondo perde la testa loro la devono conservare, ecco, per tutte queste ragioni, devono verificare di avere i nervi a posto: per l’incolumità di tutti, la loro compresa.
Chiamo in redazione: “Ho capito bene? Spero di no”. Hai capito benissimo, e’ la risposta. Altri confermano che le cose stanno cosi. Nessun controllo. “mi parrebbe una notizia”, mi permetto di suggerire, consapevole di quanto sia spiacevole dare “buoni consigli quando non si può dare il cattivo esempio”.
Brava la mia collega Sandra Cecchi, che trova un carabiniere e lo intervista (di spalle e voce falsata, ovviamente): conferma punto per punto; aggiunge che lui mai e’ stato sottoposto a visita o perizia psichiatrica. Un motivo ci sara’, per questa lacuna. Piacerebbe conoscerla, magari e’ pure convincente. Vediamo se i solerti uffici preposti alle pubbliche relazioni si attiveranno per fornire spiegazioni.
Ma torniamo alla cronaca, che “racconta” assai più di tanti discorsi. Per esempio un dramma che si e’ consumato alla stazione metro Barberini, nel centro di Roma: un militare dell’esercito in servizio di punto in bianco va in bagno. Chiude la porta, impugna la pistola in dotazione e se la punta alla testa. Un colpo. Così muore un caporalmaggiore di soli 29 anni, con una moglie e un figlio che attendevano il suo ritorno. L’ennesimo dramma. Secondo i dati dell’Osservatorio dei suicidi all’interno delle forze dell’ordine, dal 2010 al 2016 si contano 315 suicidi; 36 solo nel 2016. Cifre che dovrebbero inquietare. Se non inquietano, l’inquietudine aumentano.
Si puo’ provare ad allargare il discorso.
Prendiamo un flash di agenzia. Riferisce che un tale non accetta la separazione dalla moglie e l’ipotesi si potere perdere anche la figlia che avrebbe potuto andare a vivere con la madre. Per questo motivo uccide la figlia di 21 anni con una pistola detenuta legalmente per uso sportivo. Poi rivolge l’arma contro se stesso.
L’attenzione va concentrata su quella “pistola detenuta legalmente”. La domanda e’: di quante armi dispongono gli italiani? Quante sono quelle “legalmente detenute”, che comunque possono essere utilizzate in maniera impropria, come le cronache quotidiane raccontano? Chi rilascia i permessi e per quali usi?
Si guarda con stupore e riprovazione a quanto accade oltreoceano, con gli americani che contano più armi di abitanti – e conseguente aumento di stragi e omicidi di massa -, e contemporaneamente ignoriamo che nella disponibilità degli italiani ci sono ben sette milioni di armi: un cittadino ogni dieci dispone di una pistola, di un fucile, dal momento che le armi in dotazione alle forze dell’ordine sono “solo” un milione.

Quante armi ci sono in Italia?
Tra i 4 e i 10 milioni di armi da fuoco. Questo il numero più accreditato di armi in Italia secondo lo Small Arms Survey, un rapporto che risale a dieci anni fa. Troppo datato per ritenerlo attendibile. Anche percentualmente nessun paragone con la quantità di armi (per numero e per “qualità”) che circolano negli Stati Uniti. Tuttavia c’e’ un dato inquietante: secondo rilevazioni ONU l’Italia e’ in vetta tra i paesi del G8 per numero di omicidi commessi con arma da fuoco. Incredibile vero?
Ascoltate Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL):  “Dati di questo tipo dovrebbero portare a monitorare il numero di armi presenti in Italia. Invece, viviamo in un paese in cui è possibile sapere quanti cellulari o automobili possiedono gli italiani, ma non quante armi da fuoco ci siano nelle loro case”.
Beretta sostiene di aver invano chiesto ripetutamente di poter ottenere informazioni ufficiali e da fonti ufficiali  circa  la diffusione di armi legalmente detenute: “Non dovrebbe essere un problema, considerato che il Viminale è in possesso dei dati: per legge, infatti, ogni arma da fuoco deve essere denunciata entro 72 ore”.

Luca Prioli, del sindacato di Polizia di Stato Ugl dice: “Se devo fare una perquisizione in casa di una persona e verifico nel sistema se ha delle armi, potrei anche non trovare riscontro anche se quella persona magari in effetti ne possiede una. E questo perché non c’è materialmente una persona che aggiorna l’archivio. Ci saranno almeno cinque anni arretrati”.
Non male. Un cronista dell’agenzia Italia contatta  il Ministero dell’Interno, la Polizia di Stato e l’Istituto nazionale di statistica. Niente da fare. Ministero e polizia fanno sapere di non poter rilasciare né il numero di armi detenute dagli italiani né quello di licenze; l’Istituto nazionale di statistica  non possiede i dati richiesti.
Parte dei dati sono pero’ pubblicati da “Armi e tiro”, una rivista specializzata: nel 2016 le licenze per difesa personale con armi corte e lunghe sono state 18.362. Se si sommano le licenze concesse a guardie giurate o per caccia e tiro sportivo, si supera la cifra di 1 milione e 100mila libretti. Pero’… Nel 2016 il Viminale fa sapere che l’anno precedente le licenze di caccia erano 774.679, quelle per tiro sportivo 470.821. Nei dati diffusi nel 2017 le cifre sono diverse: 719.172 le licenze di caccia del 2015 (quindi più di 55mila armi in meno di quanto precedentemente dichiarato) e 453.095 per tiro sportivo (anche qui  uno scarto di oltre17mila). I dati “semplicemente” non tornano.
Al di la’ delle licenze, resta nebuloso il numero di armi circolanti in Italia: perche’ con una licenza si possono possedere piu’ armi da fuoco. Non solo:
fino all’aprile 2015, quando entra in vigore il decreto antiterrorismo, anche le carabine semiautomatiche, quelle usate in varie stragi negli Stati Uniti, rientravano tra le armi da caccia; se acquistate prima del 21 aprile 2015, possono essere detenute come tali in denuncia.
Ecco cosa viene fuori (e quanto altro potrebbe emergere) a tirare un filo dalla brutta storia di Cisterna di Latina. Naturalmente a patto di saperlo e volerlo fare.


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