Ha raccontato e dimostrato come questo sistema riduce in condizioni di schiavitù donne e uomini, attratti dalla prospettiva di migliorare le loro condizioni di vita, e costretti a prestare la loro opera per 10-12 ore al giorno, in spregio a qualsiasi regola di sicurezza ed igiene, con paghe orarie di 2 o 3 euro, dovendo anche sostenere i costi che gli stessi caporali impongono per il trasporto sui campi, per il cibo, per l’acqua, per un letto in qualche tugurio.
Marco Omizzolo ha denunciato con la CGIL e le associazioni In Migrazione, Medici senza Frontiere, Medici per i Diritti Umani e Amnesty International, le condizioni inumane di sfruttamento delle donne e degli uomini che lavorano nell’agro pontino.
Nei giorni scorsi ha subito l’ennesima intimidazione: ruote dell’auto squarciate, parabrezza rotto, cofano sfondato, fiancata sfregiata.
Nel chiederci come mai nel contrasto ad un fenomeno illegale, anche di rilievo penale, così grave ed esteso non vi sia una presenza forte e costante dello Stato, attraverso le forze dell’ordine e gli enti preposti al controllo sulla sicurezza del lavoro e sul rispetto delle regole poste a tutela della incolumità, della salute e della dignità dei lavoratori, esprimiamo a Marco, perché non sia solo a presidiare la legalità, tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio, dichiarandoci al suo fianco nel praticare il dovere civico di denuncia e di azione contro ogni sopruso e contro ogni deviazione dal rispetto dei diritti fondamentali.