Non sono bastati 24 anni per fare chiarezza sull’omicidio della giornalista Rai Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, assassinati il 20 marzo 1994 in un agguato a Mogadiscio, in Somalia. Per ricordare l’anniversario della loro uccisione e a poche settimane dall’udienza sulla richiesta di archiviazione del procedimento giudiziario sul caso, il 17 aprile, Articolo 21, Federazione Nazionale della Stampa e Usigrai hanno organizzato un presidio davanti alla palazzina del Tg3 a Saxa Rubra a cui hanno partecipato anche la presidente Rai Monica Maggioni e il direttore generale Mario Orfeo.
Il presidente di Articolo 21 Paolo Borrometi, il cui primo pensiero subito dopo la nomina fu proprio per Ilaria e Miran e gli altri giornalisti uccisi durante lo svolgimento del proprio lavoro, insieme al coordinatore del Comitato scientifico della nostra associazione Roberto Natale, a Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, e a Vittorio di Trapani, segretario di Usigrai, hanno ribadito con forza che #noinonarchiviamo.
Bugie, depistaggi e cortine fumogene hanno finora ostacolato la ricerca della verità e l’individuazione dei responsabili della loro morte. Ancora numerosi i dubbi relativi alla dinamica dell’aggressione, alla condanna a 26 anni per duplice omicidio di un cittadino somalo venuto in Italia per testimoniare, poi assolto, e alla scomparsa di alcune cassette con l’ultima intervista realizzata da Ilaria e Miran in Somalia.
Nonostante dall relazione finale della commissione di inchiesta parlamentare sul ciclo illegale dei rifiuti siano emersi nuovi spunti per indagare sulla loro uccisione il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Elisabetta Ceniccola hanno chiesto l’archiviazione di tutti in procedimenti in corso. Con un provvedimento di 80 pagine i magistrati hanno evidenziano che non è stato possibile risalire a mandanti ed esecutori materiali del duplice delitto e che non è stata trovata alcun prova di presunti depistaggi legati soprattutto alla gestione in Italia di Ahmed Ali Rage, detto Gelle, il testimone chiave che prima chiamò in causa il miliziano somalo Omar Hashi Hassan (scagionato da ogni accusa lo scorso anno nel processo di revisione a Perugia) e successivamente ritrattò tutto.
Nel motivare la richiesta di archiviazione, i magistrati di piazzale Clodio hanno sottolineato l’esito negativo degli accertamenti e “l’impossibilità di raggiungere qualche risultato” anche alla luce della complessa situazione politica “(di allora e di oggi)” dello Stato africano, della “divisione in clan tra loro ostili, dell’inesistenza di forze di polizia che potessero dare affidamento, e dell’assenza, ancora oggi, di relazioni diplomatiche”.
“Oggi siamo qui non solo per ricordare Ilaria Alpi 24 anni dopo, ma anche per dire che al di là della decisione che prenderanno i tribunali, noi non archivieremo mai il nome di Ilaria e il nome di Miran e continueremo la battaglia per la verità e per la giustizia. Quando la mamma Luciana il 17 aprile prossimo andrà in tribunale noi l’accompagneremo per far capire che la ricerca della verità non è un problema della famiglia Alpi e della famiglia Hrovatin, ma è un problema che riguarda tutti i cittadini italiani” ha annunciato Giulietti durante il suo intervento al presidio.
“Al di là di ciò che deciderà il tribunale noi non archivieremo – ha aggiunto Di Trapani –
Per questo rilanciamo alla Rai la proposta di costituire il nucleo di giornalismo investigativo, idea di Roberto Morrione, per continuare a cercare la verità”.
Il 17 aprile anche noi di Articolo 21, giornalisti e non, saremo a Piazzale Clodio per testimoniare la nostra vicinanza a mamma Luciana e rassicurarla che se la Giustizia dovesse decidere di abbandonare il caso chiederemo al Parlamento di istituire una nuova commissione d’inchiesta e alla Corte europea di non spegnere i riflettori su questo atroce crimine.
Non permetteremo che Ilaria e Miran siano dimenticati.