La libertà non è durata neanche due mesi. Domenica 25 marzo uno dei più noti giornalisti dell’Etiopia, Eskinder Nega, è stato arrestato con altre 10 persone su ordine del Posto di comando, l’organismo cui è stata affidata la gestione dello stato d’emergenza proclamato a metà febbraio dopo le dimissioni del primo ministro Hailemariam Desalegn.
Nega era stato rilasciato l’8 febbraio su ordine dello stesso Desalegn. Stava scontando una condanna a 18 anni per “terrorismo”, emessa nel 2011, per aver scritto articoli su “Satanaw”, il quotidiano da lui diretto, in cui – ispirato dalle “primavere arabe” di quell’anno – invocava la fine della tortura, il rispetto della libertà d’espressione e la nascita di un movimento popolare per la democrazia.
Insieme a Nega è stato arrestato anche un altro giornalista, Tesmegen Desalegn, rilasciato nel 2017 dopo tre durissimi anni di carcere. Gli arrestati si troverebbero ancora in una stazione di polizia della capitale Addis Abeba, in attesa di essere incriminati di non si sa cosa.