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Cannes 2018. La giuria di Cinéfondation è presieduta da Bertrand Bonello

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CANNES – La Cinéfondation e Cortometraggi è una fucina di talenti, da vent’anni impegnata a scoprire e confermare il meglio che offre il nuovo cinema. Il festival di Cannes ha reso noto che sarà Bertrand Bonello a presiedere la giuria della Cinéfondation e cortometraggi dell’edizione 2018, che si svolgerà dall’otto al 19 maggio. Il regista francese succede al rumeno Cristian Mungiu.

Musicista di formazione classica, Bonello si cimenta con le immagini, firma la sceneggiatura e compone la musica dei suoi film. Acclamato dalla critica, si distingue per audacia ed estetismo. Preferisce la percezione alla narrazione tradizionale, le sue inedite esperienze visive travalicano i limiti. Ammiratore di Bresson, Pasolini e Jarmusch avanza d’istinto nel territorio delle ossessioni ricorrenti. L’identità sessuale e il rapporto dei corpi sono al centro del suo impegno: sia racconti un omosessuale brasiliano, la quotidianità raffinata ma glaciale di una casa chiusa alla fine del secolo diciannovesimo oppure un biopic virtuoso sulla creazione e il suo dolore. Attraverso le frontiere problematiche del pensiero e del desiderio, il regista indaga incessantemente i confini della realtà. La sua filmografia conta sei lungometraggi e otto corti, tutti molto singolari. Dopo il suo primo film “Quelque chose d’organique” (1998) fino a Nocturama (2018), Bertrand Bonello occupa un posto inimitabile nel panorama cinematografico. I suoi lavori sono stati in concorso al festival dal 2003: Tiresia (2003), L’Apollonide – Souvenir de la maison close (2011) e Saint Laurent (2014).

Gilles Jacob, presidente della Cinéfondation lo presenta come “uno tra i più grandi registi contemporanei, artista iconoclasta e unico” e oltre alla sua arte ne loda le qualità umane. Bonello si dichiara molto orgoglioso di poter accompagnare gli emergenti per cui la Cinéfondation è impegnata da venti anni. Il regista dice: “Cosa ci aspettiamo dai giovani, dai registi sconosciuti e dai primi film? Che ci scuotano, che ci facciano vedere ciò che non siamo in grado di vedere, che abbiano quella libertà, affilatezza, spensieratezza e audacia che qualche volta noi non possediamo più”.


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