Il mio arrivo a Vercelli, insieme al poeta e fotografo Steed Gamero, autore della galleria fotografica a corredo di questo mio articolo, era stato preceduto dalla realizzazione da parte dei giovani del Servizio Civile di Vercelli di tre video basati sui versi di altrettante poesie di cui sono autore, interpretate dalla voce intensa e lirica dell’attrice Licia Di Pillo. Le poesie sono La notte dei diritti umani (da Dichiarazion
Danilo Fiacconi e Daniela Denaro, responsabili del Servizio Giovani del Comune, ci hanno fatto gli onori di casa presso l’Aula magna del Liceo artistico Alciati. Sono loro il motore di un’organizzazione impeccabile, che si avvale dell’entusiasmo e del talento degli studenti dei licei e dei ragazzi del Servizio civile, che interagiscono con istituzioni particolarmente attente e sensibili al valore esemplare dei Giusti nella nostra società. I giovani, in una sperimentazione di alternanza scuola-lavoro, hanno partecipato alla scelta delle figure da proporre per il Giardino dei Giusti nel parco Iqbal Masih; in particolare cinque studenti del Liceo Artistico Alciati di Vercelli e Trino e una classe del Liceo Scientifico Avogadro di Vercelli.
Nell’Aula Magna del Liceo artistico Alciati, dopo i saluti da parte delle istituzioni, gli studenti hanno presentato attraverso ricerche, testimonianze e video i tre Giusti scelti per le celebrazioni del 2018: Maddalena Montarolo (1882-1970), trinese che ha nascosto nella propria abitazione la famiglia ebrea Muggia; Don Giuseppe Minghetti, sacerdote di Vercelli che nel 1995 ha salvato più di ottanta bambini dal genocidio in Ruanda; infine, Gino Bartali, il fuoriclasse del ciclismo che nascose in un tubolare della propria bicicletta i documenti falsi che consentirono di salvare circa ottocento ebrei dalle deportazioni.
Quando è stato annunciato il mio intervento, ho provato una viva emozione nel vedere davanti a me tanti studenti che, grazie alla guida dei loro insegnanti, avevano studiato attentamente il significato della Giornata dei Giusti, il valore del progetto di Gariwo e l’esempio delle donne e degli uomini che in paesi diversi si sono impegnati per salvare vite, mettendo le proprie esistenze in secondo piano rispetto al più nobile degli obiettivi.
Ho annunciato la presenza del testimone Thomas Gazit nell’Aula magna e il giovane pubblico gli ha riservato un lungo e caloroso applauso. Poi ho parlato di quel momento di grazia che trasforma una persona comune in un Giusto. Un istante di consapevolezza, in cui un essere umano si rende conto che le istituzioni, le autorità e le leggi stesse di un paese non sono necessariamente garanzie di giustizia sociale. Può accadere che esse si corrompano e divengano inique. Così iniziano persecuzioni e genocidi e in quell’istante l’azione dei Giusti diventa necessaria, offrendo una speranza alle vittime e aiutando l’intera civiltà a non sprofondare nel buio. Per dare ai giovani un esempio attuale e comprensibile del significato dell’opera dei Giusti, ho illustrato loro un evento che si svolgeva contemporaneamente alle nostre celebrazioni. Da Genova, l’artista e difensore dei diritti umani Dario Picciau era al lavoro, con le proprie risorse, per fornire assistenza urgente a un gruppo di giovani migranti ugandesi abbandonati dalle istituzioni presso il campo profughi di Kakuma, in Kenya. Servivano con urgenza medicine, cibo, coperte per affrontare le notti fredde. E serviva che le Nazioni Unite si attivassero immediatamente dalle sedi centrali per intervenire ed evitare che i ragazzi, alcuni dei quali malati di Aids, soccombessero. L’azione di Dario ha evitato una tragedia umanitaria imminente e ha dato una speranza ai giovani rifugiati. “I Giusti hanno mantelli d’ombra,” dice una delle mie poesie ed è vero. Sono persone che spesso rifuggono la notorietà e, al contrario, sono a rischio di subire a propria volta atti persecutori. Credo che sia un dovere morale e civile pronunciare i loro nomi e parlare della loro opera nelle sedi indicate, quando se ne presenti l’occasione. I ragazzi mi hanno ascoltato con interesse ed emozione. Mi guardavano e io cercavo di rispondere alla domanda che quasi tutti loro si ponevano: “Posso essere anch’io un Giusto?”.
In un clima di comunione fra tutti i presenti, l’interprete Licia Di Pillo e io abbiamo letto alcune poesie dedicate ai Giusti, alla gente di pace, ai testimoni dei genocidi (dalle mie raccolte Dichiarazione e Ba Ta Clan). Le nostre voci hanno dialogato, si sono cercate e in certi attimi si sono fuse. Al termine della nostra lettura, giovani hanno battuto le mani in modo fragoroso e commovente. Durante la mattinata hanno accompagnato le celebrazioni le melodie dei ragazzi del liceo musicale e la performance a cura del liceo classico Lagrangia.
Il momento più importante della giornata si è svolto nel Giardino dei Giusti presso il parco Iqbal Masih, in presenza del sindaco Maura Forte – che ha scoperto la targa che commemora i Giusti – dell’assessore alle politiche giovanili Andrea Raineri e del questore Rosanna Lavezzaro. Sotto un cielo sereno e un sole luminoso, che già annunciava la prossima primavera, sono stati piantumati tre nuovi alberi, ai cui piedi sono state poste formelle dedicate ai singoli Giusti, create dagli studenti sotto la guida dei docenti del liceo artistico. Accanto al sindaco e all’assessore, che sono sinceramente coinvolti nell’iniziativa promossa da Gariwo, ho letto la poesia “I Giusti”, dedicata a Giovanni Palatucci e a tutte le persone che lavorano – quasi sempre nell’ombra – per salvare vite e portare ovunque i valori della pace e dell’uguaglianza. Poi, pranzo “in famiglia” al ristorante Acquapazza, con alcuni degli esseri umani che ho più cari al mondo.
Il programma completo delle celebrazioni di Vercelli nel sito del Comune:
https://www.comune.vercelli.