Questa mattina una delegazione di giornalisti e le rappresentanze di Articolo 21, Federazione nazionale della stampa e Rete No Bavaglio hanno partecipato al sit-in contro la visita del presidente turco RecepTayyip Erdogan a Castel Sant’Angelo per manifestare solidarietà alle centinaia di colleghi ingiustamente incarcerati, o sotto processo in Turchia, ma si dissociano dagli episodi di violenza verificatisi a margine della manifestazione.
La stessa rappresentanza dei massimi organismi di tutela degli operatori dell’informazione (Articolo 21, Fnsi, European Centre for Press and Media Freedom, Reporter senza frontiere, International press institute, Rete No Bavaglio, Osservatorio Balcani Transeuropa) firmatari della lettera aperta a Papa Francesco, al presidente Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per chiedere di porre la questione dei diritti umani e della libertà di stampa negata al loro ospite, ha consegnato alla Sala stampa Vaticana le firme raccolte con la petizione per la liberazione di Mehmet Altena e Sahin Alpay e gli altri giornalisti detenuti in Turchia nonostante una sentenza della Corte Suprema ne abbia disposto il rilascio per l’incostituzionalità delle accuse per le quali sono stati arrestati.
Da Articolo 21 a Fnsi, dall’European Centre for Press and Media Freedom a Reporter senza frontiere e International press institute l’esortazione è chiara: non si può dialogare con il presidente di un paese che ancora chiede l’adesione all’Unione europea ed è membro del Consiglio d’Europa, senza evidenziare quanto pregiudizievole sia il venir meno allo stato di diritto in Turchia determinando così l’incompatibilità con i valori democratici dell’Europa.
“In queste ore gli occhi del mondo sono puntati su Roma e su Bruxelles – afferma Antonella Napoli, membro del direttivo di Articolo 21 e coordinatrice della campagna italiana “Free Turkey Media” – per questo, insieme a tanti altri colleghi europei, abbiamo chiesto che si ponesse con fermezza durante gli incontri con il presidente turco, e in futuro durante i colloqui per un eventuale ripresa del negoziato di adesione della Turchia nell’Unione, la questione dei tanti giornalisti in carcere con accuse inconsistenti, della libertà di informazione negata e delle continue violazioni dei diritti di decine di miglia di cittadini turchi. E’ in gioco non solo la salvaguardia dei nostri colleghi, ma anche la dignità e la credibilità dell’Europa tutta”.