Tutto questo si sta già’ realizzando, senza attendere il 2020, la striscia sta diventando assolutamente invivibile; i parametri sociali ed economici, che vengono monitorati dall’esterno indicano ormai il totale collasso della situazione, sanitaria e ambientale, per non parlare della situazione economica di alta povertà, per la maggior parte della popolazione dell’enclave palestinese.
Come divulgato dai rapporti di OCHA (l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari), gli ultimi dieci anni di blocco semi-totale imposto dal governo israeliano sulla Striscia di Gaza, coadiuvato dalla divisione interna palestinese, sia politica che amministrativa, hanno comportato un forte decadimento e disastro umanitario su quasi tutta la popolazione abitante nella striscia. Dei 2 Milioni di persone, il 50% vive sotto la soglia di povertà, senza contare il 70% già noto, iscritto negli albi dei profughi umanitari e quindi sostenuti dai progetti e le derrrate provenienti dalle Nazioni Unite, il cui organismo (UNRWA) e’ anch’esso oggi attraversato da una infinita crisi con enormi tagli ai budget generali.
L’involuzione in termini di sviluppo puo’ essere verificata nei vari rapporti delle Agenzie Umanitarie, che indicano come crescita zero, ogni attività di cooperazione e/o aiuto umanitario alla popolazione.
Secondo le varie stime, la situazione è peggiorata ulteriormente con il forte deterioramento delle relazioni tra l’autorita’ nazionale palestinese e le autorita’ di Hamas, che per tutto l’anno 2017, hanno intrapreso politiche di taglio e di esclusione verso i cittadini della Striscia di Gaza. Ed e’ stato solo a questo punto che le Autorirta’ di Hamas, per evitare il crollo totale e definitivo, ha accettato il processo di riconciliazione, “gettando la spugna” dopo 10 anni di governo (aveva vinto le elezioni legislative nel 2006), trasferendo, ad ottobre, tutti i Ministeri nelle mani dell’Autorita’ Nazionale Palestinese di Abu Mazen.
Se questo tentativo, chiaramente super mediato da altri interlocutori dell’area (egitto, giordania etcc….), portò ad una iniziale ondata di speranza, fu subito contraddetto dal non interesse da parte dell’autorità nazionale di Ramallah di farsi carico di quella ormai oltraggiata e sconsiderata Striscia di Gaza. La speranza che attraverso il processo di riconciliazione e la gestione ANP potessero cambiare alcune condizioni (apertura frontaliera dei valichi, supporto finanziario/economico, fornitura energetica etcc…), si è infranta, con la decisione di Abu Mazen di non interessarsi affatto di Gaza.
Da qui chiaramente le immediate risposte radicali, dei soggetti che spuntano sempre al momento giusto, le forze del male e del terrore, il famigerato isis/ dahesh (che lo stesso hamas ha più volte contrastato), che forti delle proteste in corso contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, hanno visto bene, cominciare la campagna di attacco a suon di missili, seguita immediatamente dalla risposta sonante dell’Esercito di Difesa dell’Occupazione israeliana, che a suon di bombardamenti sparpagliati sul territorio di Gaza, hanno dato la botta finale alle speranze e alla dignita’.
A Gaza, quindi, ancora prima del 2020, abbiamo una situazione di degrado, rischi ambientali e sanitari, povertà, chiusura e zero speranza.
Che dire poi se anche questi, cercheranno una via di uscita per fuggire da questa disperazione???
Ultime notizie: hanno preso a bombardare questa notte, molte postazioni di hamas, in tutta la striscia di Gaza, in seguito ad un ordigno esploso che ha ferito quattro soldati che stavano rimuovendo una bandiera palestinese appesa alla rete; l’ordigno e’ esploso durante la rimozione. Ci sono tre feriti, due abbastanza gravi; immediata la risposta sulle postazioni di Hamas in tutta la striscia.