Si fa fatica a trovare parole per quanto successo a Macerata. Un vero e proprio raid razzista che ha colpito in modo indiscriminato cittadini di origine straniera lasciandone a terra sei, che speriamo si salvino tutti.
E non chiamatelo il gesto di un folle, è un gravissimo gesto fascista, volutamente presentato come tale, che non può che inserirsi nel contesto di una minacciosa escalation di provocazioni, aggressioni e violenze cui assistiamo da mesi in molte parti del Paese.
C’è una strettissima connessione tra le parole d’odio e l’odio che diventa azione, in una pericolosa spirale incontrollabile.
“Non si può rispondere ad un atto di barbarie con altra barbarie”, come ha detto oggi lo zio di Pamela, la ragazza brutalmente uccisa da un mostro qualche giorno fa.
Che l’autore facesse il saluto romano e fosse candidato con la Lega, dimostra che chi soffia coscientemente sul fuoco dell’intolleranza, alimentando sentimenti di odio xenofobo, ha chiare responsabilità sul clima che si è creato e quindi anche sulle sue più atroci conseguenze.
Le istituzioni e i cittadini, tutti, non possono più tollerare una simile deriva. Chi non è all’interno del perimetro democratico, chi vìola ogni giorno il patto dei valori sui quali si fonda la nostra convivenza civile non può concorrere in alcun modo a rappresentare i cittadini. Si è definitivamente sorpassato un limite. È necessario reagire con la massima fermezza contro chiunque propagandi parole di odio e razzismo ponendosi al di fuori della Costituzione.
Quella storia non si ripeterà.
europarlamentare di Possibile
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