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Occupazione. Crescono solo i contratti a termine, +303 mila

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La precarietà diventa regola. Dilagano lavoro nero e sfruttamento. Federconsumatori: le notizie sull’occupazione assumono tinte drammatiche

Di Alessandro Cardulli

Tutto si può fare ma il trucco non regge più. Dopo la crescita di novembre, dovuta ai contratti a termine, la stima degli occupati scende a dicembre dello O,3% (-66 mila), tornando ai livelli di ottobre. Il tasso di occupazione scende al 58% (- 0,2%). La precarietà ha un nuovo balzo. Non si può più giocare sui numeri. Gli occupati, registra la statistica, aumentano  (+0,8%, +173 mila). Ma la crescita si concentra tra i lavoratori a termine (+303 mila) mentre calano gli indipendenti (-105 mila), in particolare si tratta di partite Iva non più sostenibili e in misura minore calano i permanenti (-25 mila). Anche l’Istat ormai si arrende. Non riesce, non può mischiare le carte e vendere oro quando si tratta di qualche volgare metallo. Siamo ormai in presenza di un’orgia del precariato. Non solo il lavoro nero dilaga. Un focus Censis-Confcooperative rileva che tra il 2012 e il 2015 l’occupazione regolare è scesa del 2,1% mentre quella irregolare è salita del 9,3% portando a oltre 3 milioni i lavoratori che vivono – rende noto la ricerca – “in un cono d’ombra non monitorato”. Il presidente di Confcooperative parla in particolare dei lavoratori sfruttati nei campi, nei cantieri, nel facchinaggio, “uno sfruttamento – afferma –  che nasce solo per moltiplicare i profitti”. La ricerca si ferma al 2015 ma gli  analisti che si occupano dei problemi del lavoro fanno rilevare che lo sfruttamento in questi anni è aumentato a danno in particolare dei migranti. Basta leggere le cronache che arrivano dai campi di lavoro, trasformati sempre più in campi di concentramento, leggi le ultime,tragiche vicende, per capire che il “fenomeno” del lavoro nero è andato sempre più  crescendo.

I numeri sbugiardano Renzi, Gentiloni e Padoan. Ma l’informazione Rai sostiene le loro bugie

Gentiloni e Padoan  che parlano di ripresa ormai consolidata, non hanno alcuna ragione per trillare. I numeri ormai li sbugiardano. Allora parlano d’altro. Il primo in particolare si dedica alla campagna elettorale a tutto campo. I bonus sono il suo piatto forte.  Renzi Matteo, dopo aver liquidato le minoranze interne, il partito sono io e guai a chi me lo tocca, fa capire chiaramente che lui e solo lui, è il candidato premier. Con Berlusconi se la vedrà lui. La Bonino è pienamente d’accordo. Dice che con Berlusconi premier lei ha già governato. A buon intenditor poche parole. Il posto a tavola è prenotato. Tutto bene? Un piccolo particolare: gli italiani non sono per niente convinti. I sondaggi per il Pd non dicono niente di buono. Proprio ieri il rapporto Eurispes fornisce un quadro del Paese per niente rassicurante per Renzi e il cerchio che di magico non ha più niente, i fedelissimi  affaccendati per il ritorno in Parlamento che per molti non ci sarà. Il Rapporto parla di un “paese deluso, tradito da un Sistema che non riesce più̀ a garantire crescita, stabilità, sicurezza economica, prospettive per il futuro”. Solo un cittadino su cinque esprime il gradimento per il governo.  Non è un caso che il Rapporto Eurispes non abbia fatto notizia, qualche accenno quando va bene e niente più. Così come diventano “inusabili” per i media renziani, i numeri che Istat fornisce. Solo i tg della Rai, il televideo parlano di aumento della occupazione, di calo della disoccupazione. Si spaccia come un grande risultato, che fornisce i titoli dei servizi il fatto che la disoccupazione a dicembre scende dello 0,1% e si colloca al 10,8% rispetto a novembre. Da agosto 2102 è al livello più basso. Ma cala anche l’occupazione che scende al 58,08% (-0.2%).Tornano ad aumentare gli inattivi, coloro che il lavoro non lo cercano neppure. La stima delle persone in cerca di occupazione a dicembre diminuisce per il quinto mese consecutivo (-1,7%, -47 mila).

I dati resi noti dall’Istat secondo le classi di età. Aumentano gli inattivi

Per quanto si riferisce all’aumento degli occupati riguarda soprattutto gli ultracinquantenni (+365 mila) a causa del prolungamento dell’età lavorativa, ma anche i 15-24enni (+42 mila), mentre calano i 25-49enni (-234 mila). Nello stesso periodo diminuiscono i disoccupati (-8,9%, -273 mila) e crescono gli inattivi (+0,3%, +34 mila). Al netto dell’effetto della componente demografica, l’incidenza degli occupati sulla popolazione cresce su base annua tra i 15-34enni e i 50-64enni, mentre è in lieve calo tra  35-49enni. Anche la flessione del tasso di disoccupazione giovanile, in calo al 32,2%, risente di un aumento nella stessa fascia di età del numero di chi  non lavora né cerca un impiego. Il calo dell’occupazione nell’ultimo mese – rileva l’Istat – interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni. Risultano in diminuzione i dipendenti (-67 mila), sia permanenti (-31 mila) sia a tempo determinato (-36 mila), mentre rimangono stabili gli indipendenti, cioè liberi professionisti, autonomi, imprenditori.

Viafora: la sensibiltà sociale scricchiola. Il peso delle  disuguaglianze e delle disparità

“Le notizie apparentemente positive relative a una disoccupazione in discesa – afferma il presidente di Federconsumatori, Emilio Viafora – assumono tinte drammatiche e poco rassicuranti, che evidenziano come a crescere sia il lavoro a termine e il precariato. Per questo si rende sempre più urgente e necessario che il nuovo governo che sarà chiamato a guidare il Paese dia la dovuta priorità al tema dell’occupazione”. Piano di investimenti  per rilanciare l’occupazione e taglio delle tasse sul lavoro “primo passo fondamentale, per tracciare una nuova fase di crescita, che abbia carattere strutturale e duraturo”. Viafora prende spunto dalla esperienza quotidiana degli sportelli di Federconsumatori cui si rivolgono persone che non riescono a far fronte alle spese fondamentali,  a sorreggere il peso di prestiti e finanziamenti. “La sostenibilità sociale scricchiola – prosegue Viafora – sotto il peso delle disparità e delle disuguaglianze, che non fanno che aumentare. Rilancio del mercato del lavoro e redistribuzione dei redditi – conclude il presidente di Federconsumatori –  sono imprescindibili ai fini di una decisiva fuoriuscita dalla fase di stallo in cui, da troppi anni, si trova la nostra economia, che i timidi ed incerti segnali positivi non son certo sufficienti a modificare”.

Da jobsnews


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