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Macerata. Risposta di popolo all’appello contro rigurgiti di fascismo, razzismo e violenza

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Il sindaco: ripartiamo da chi ha subito gravissimi fatti di sangue. Taddei (Cgil): il nostro impegno con sempre maggior vigore

Di Alessandro Cardulli

Macerata  ha risposto con una straordinaria manifestazione all’appello rivolto dalla Rete antifascista, antirazzista e nonviolenta a scendere in piazza. Dopo un lungo corteo partito da Piazza della Libertà  i cittadini, qualche migliaio, si sono ritrovati nella piazza dove il Monumento ricorda i Caduti, là dove il 30 giugno del 1944 il comandante partigiano Augusto Pantanetti, gruppo delle Bande Nicolò, annunciò che la città era libera, si era liberata dal nazifascismo. Tanti striscioni, cartelli, manifesti, tanti cittadini, uomini, donne, anziani e giovani, malgrado la giornata non fosse delle migliori, hanno dato una testimonianza di quanto forti e radicati siano i valori della democrazia, dell’antifascismo, dell’antirazzismo. Tanto forti da respingere con una manifestazione di popolo, unitaria,   appassionata, i rigurgiti del fascismo, che ci sono, pericolosi, proprio in questa città portati in primo piano dalla sparatoria del nazifascista Traini, un raid in cui era stato preso di mira anche un Circolo del Pd. Macerata libera, come ha detto il sindaco Carancini, richiamando le parole del partigiano Pantanetti, che manifesta il suo dolore per l’orribile delitto commesso da chi ha ucciso Pamela.

Il sindaco Carancini. Ripartiamo da chi ha subito fatti di sangue gravissimi

Il sindaco alla partenza del corteo cui ha assistito anche il rettore dell’Università, Franco Adornato, ha rivolto un breve saluto ai partecipanti a nome della Rete antifascista, antirazzista, nonviolenta di cui i promotori sono stati il Comune di Macerata, la Cgil, l’ateneo locale, quello di Camerino, l’Accademia di Belle Arti, la Cisl e la Uil di Macerata, l’Anpi, l’Arci, Macerata Pd, LeU Macerata, Giovani democratici Macerata, Isrec, Macerata coop Mondo solidale, Refugees Welcome, Officina universitaria Rete degli Studenti Medi, Marche Emergency, cui si sono aggiunti altri comuni della provincia di Macerata e delle Marche, sindaci con le fasce tricolori, il presidente del Consiglio regionale, a titolo personale, l’assessore regionale Angelo Sciapichetti. Trenta gonfaloni, tante bandiere tenute arrotolate che si sono aperte quando il corteo ha raggiunto il Monumento ai Caduti, dove 12 partecipanti hanno letto i primi dodici articoli della Costituzione, di cui diamo notizia in altro articolo. Il sindaco, nel saluto rivolto ai partecipanti ha detto, ricordando Pamela e sei migranti feriti dal fascista Traini: “Ripartiamo da Pamela, Gideon, Jennifer, Wilson, Omar, Mahadon, Festus. Ripartiamo da loro che hanno subito gravissimi fatti di sangue. Ripartiamo anche dalla Costituzione e dai grandi valori che ci hanno accompagnato nei momenti difficili. È il sangue versato dai nostri nonni, dai nostri  padri, che ci ha consentito di essere qui a testimoniare.Quello che è accaduto non può essere trascurato. Abbiamo voluto con questa manifestazione fare un passo più profondo per chiedere cosa occorre fare. Se basta una semplice manifestazione o se occorre acquisire un modo nuovo modo di stare insieme, rispetto alle violenze. Penso anche alle violenze nelle piazze virtuali. Perché si sono giustificati atti di violenza? Noi abbiamo delle responsabilità. Quelle di poter ritornare ad essere comunità con parole semplici e buone. Penso alla frase di De André nel Testamento di Tito: Nella pietà che succede  al rancore ho imparato l’amore”.

Dall’Inno di Mameli a Bella ciao, le canzoni partigiane

Parte il corteo, nebbia, pioggia, vento, una giornata peggiore non si poteva trovare. Ma, imbracciati gli ombrelli, il popolo di Macerata è sceso in piazza, protagonista di una giornata destinata a lasciare un segno anche nel panorama nazionale. Anche i media che fino a domenica non si erano degnati di dare una qualche informazione sull’evento  che ha segnato un punto di riferimento importante per le forze politiche, le forze sociali. Viene da Macerata, dalla folla che ha preso posto sulla scalinata del Monumento ai Caduti, dalle tante bandiere, quella italiana in primo luogo, quelle delle associazioni, dall’Anpi a Cgil, Cisl, Uil, a quelle degli studenti, dai gonfaloni dei comuni, dalle bandiere di Liberi e Uguali e del Pd, dal canto dell’Inno di Mameli, di Bella Ciao, l’invito a ritrovare i valori della Resistenza e della Costituzione, la carta vincente per la democrazia  che significano in primo luogo affermazione e rispetto per le persone a prescindere dal colore della loro pelle. In una parola il valore della libertà, un battaglia in cui, ricorda il segretario generale della Cgil di Macerata, Daniel Taddei, è “da sempre fortemente impegnata”.

Il segretario della Camera del Lavoro di Macerata, Daniel Taddei: “la Cgil baluardo antifascista, il nostro impegno continuerà”

In una dichiarazione al giornale, il segretario della Camera del lavoro di Macerata, Daniel Tadde afferma: “i fascismi vanno combattuti quotidianamente in ogni luogo perché si annidano ovunque, nei luoghi di lavoro, negli appalti, negli spazi pubblici e nel disagio di una popolazione sempre più abbandonata a se stessa. Con la ferita del terremoto ancora aperta. Il percorso intrapreso dalla Rete antifascista ha proprio questo scopo, allargare il fronte il più possibile a tutte le forze democratiche ed esercitare un’azione costante contro il fascismo, il razzismo e la violenza, per la legalità. La Cgil è storicamente stata un baluardo in questa battaglia. Il nostro impegno continuerà con sempre più vigore”.

Da jobsnews

 

 

 


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