Le cronache di Macerata hanno conclamato un obiettivo latente della destra: la tribalizzazione, come nuovo modello di società. Con tutte le sue componenti primordiali di identità: soma (razza), idoli (religione), dominanza interna (oppressione delle minoranze), chiusura verso l’esterno (xenofobia).
Nella lotta tra tribù, la rappresaglia è ammessa. E quella del vendicatore di Macerata lo è stata.
Così, di fronte ai pesanti sospetti su un atroce assassino nigeriano, i fascio-leghisti mettono sulla bilancia un grammo di condanna per l’esecutore e una tonnellata di giustificazione per il suo gesto, visto che la colpa è della tribù ostile, gli immigrati. Questa regressione tribale significa rigettare la cultura del diritto – dove la responsabilità penale è solo personale ela giudica un tribunale – per aderire alla subcultura della rappresaglia etnica – dove la responsabilità è di tutto il gruppo a cui il singolo appartiene.
Presto ci saranno le elezioni. A chi ha paura, i fascio-leghisti promettono un’Italia tribù della razza. Per tutti gli altri, c’è la Costituzione. Scritta da persone libere che hanno affermato l’identità di un popolo sui valori meta-somatici della democrazia, concetto incomprensibile per chi vede uomini divisi in gerarchie legate al loro aspetto fisico, che chiama razze.
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