Scoppia lo scandalo intorno all’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti portata avanti da Fanpage. L’indagine giudiziaria, su corruzione, rifiuti e scambio di voti è partita il 15 febbraio e ha già coinvolto alcuni personaggi politici appartenenti a vari schieramenti. Ma, sono finiti nel mirino della procura anche il direttore della testata, Francesco Piccinini e Sacha Biazzo, il giornalista che ha portato avanti l’inchiesta. Stamattina, 16 febbraio, nella redazione di Fanpage si è svolta la conferenza stampa. “Quando si tratta di reati ambientali, lo scoop non esiste dichiara Piccinini – Quindi io sono andato in procura e ho portato il video il 27 dicembre 2017. Siamo ritornati io e Sasha il 30 e abbiamo verbalizzato di nuovo, abbiamo consegnato tutto il girato fino a quel momento”. In quell’occasione, è stata la stessa procura a spiegare ai due giornalisti di aver seguito la corretta procedura.
Se si fossero comportati in modo diverso, sicuramente sarebbero finiti tra gli accusati. Eppure, in questi giorni la redazione del giornale online è stata perquisita dalle forze dell’ordine e Piccinini e Biazzo sono stati denunciati. “Sono andato personalmente in procura due giorni fa a dire che noi eravamo intenzionati a pubblicare il servizio sabato – racconta Piccinini – se avessi voluto forzare le procedure non mi sarei comportato in questo modo. Ma non ho avuto risposta, lo dimostrano anche le intercettazioni. Infatti, il telefono mio e di Sasha è sotto controllo da due mesi. Certamente mi è sembrato strano che non ci abbiano detto niente ma, ho pensato che avessero già raccolto le informazioni necessarie. Ora rischiamo un altro procedimento a nostro carico per violazione di segreto d’ufficio”. I colleghi sono stati protagonisti di una inchiesta nella quale sono riusciti a documentare il traffico di rifiuti illeciti e i collegamenti tra camorra e politica grazie ai quali lo smaltimento delle sostanze tossiche avveniva senza alcun controllo provocando disastri ambientali.
“La Procura – spiegano in una nota Federazione nazionale della Stampa italiana e Sindacato unitario dei giornalisti Campania – era stata informata già dal direttore Francesco Piccinini di quanto era stato documentato. Mettere i giornalisti sotto inchiesta e perquisire una redazione non possono essere considerati ‘un atto dovuto’, soprattutto perché sono in gioco la libertà di informare e la tutela delle fonti dei cronisti, la cui segretezza non può essere messa in alcun modo a repentaglio”. Il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania e la Federazione nazionale della Stampa italiana “esprimono solidarietà ai colleghi, di cui difenderanno in ogni sede il diritto di fare il loro lavoro nell’interesse dei cittadini ad essere informati”. Sono intervenuti nel corso della conferenza anche Claudio Silvestri, segretario Sugc, e Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei Giornalisti. “Siamo costretti ad appellarci contro il nostro Paese alla Corte di Strasburgo – ha detto Verna -. Non è possibile che ci sia stata qui una perquisizione, perché la redazione è un luogo sacro, dove la libertà di stampa viene esaltata. Un ulteriore discorso da fare riguarda la fantasia con cui vengono disegnate nuove fattispecie di reato a carico dei giornalisti, anche quando questi stanno svolgendo estremamente bene la loro funzione sociale a favore della democrazia. L’inchiesta penale è diversa da quella giornalistica, è bene ricordarlo, hanno rilevanza diversa. Quando poi ci sono elementi coincidenti si fa esattamente quello che ha fatto il direttore di Fanpage.it: si va in Procura e si offrono questi elementi. Per cui difenderemo in tutti i modi la libertà di stampa e il giornalismo, che implica a sua volta il diritto del cittadino di sapere”.
Grazie all’inchiesta di Fanpage, sono finiti nel registro degli indagati anche il consigliere regionale e candidato alla Camera per Fratelli d’Italia Luciano Passariello e Roberto De Luca, secondogenito del presidente della Regione Campania, attuale assessore al Comune di Salerno, Agostino Chiatto (segretario di Passariello), il consigliere delegato della società Sma Campania Lorenzo Di Domenico, il commercialista Carmine Damiano e gli imprenditori Nunzio Perrella, Rosario Esposito e Antonio Infantino. Alla redazione e ai colleghi va tutta la solidarietà di Articolo 21. Questo tipo di giornalismo, che fa luce su chi da sempre fa scempio del nostro territorio, andrebbe premiato non indagato.