*
Legge sul fine vita: bisogna osservarla subito senza “se” e senza “ma”. No a un’altra campagna in nome dei vecchi e non cattolici “valori non negoziabili”.
Fine vita, un approccio prudente
Che il “fine vita” coinvolga credenze, sentimenti e relazioni tra le più dense e sofferte dell’esistenza è fatto ben presente a tutti così come è consapevolezza comune che una legge che di esso si occupi deve accostarsi ad esso con prudenza, senso del limite e rispetto nei confronti di tutti i soggetti coinvolti (pazienti, famigliari e personale sanitario). I valori in gioco sono i più importanti , le ideologie possono essere forzature, le situazioni sono spesso uniche, difficili da capire e da affrontare. “Noi Siamo Chiesa” ha scritto molto su questa questione ( i testi si trovano sul sito www.noisiamochiesa.org, cliccando sul motore di ricerca interno) e sempre con questa ottica prudente (1). Ma ora una legge era veramente necessaria perché il periodo terminale della vita non fosse sottomesso ad abitudini o a rapporti di potere , magari gestiti in buona fede , penalizzanti il paziente che è sempre il soggetto più debole, sprovveduto ed indifeso in questo momento estremo. La nuova legge, anche se con troppo ritardo, ha stabilito dei binari affermando in sostanza due cose: il diritto/libertà del malato di essere, in alleanza col personale sanitario e i famigliari, il primo protagonista della sua malattia e poi un aiuto giusto e ragionevole, anche compassionevole, alle sue sofferenze. Per la medicina e la cultura tradizionali il malato non era protagonista : le sue preferenze, il suo giudizio sulla qualità della sua vita e sul contesto sociale, inteso come religione e famiglia in cui era inserito, erano considerate in secondo piano o assolutamente ignorate, così come pure era ignorato il rapporto con la società.
Papa Francesco… Continua su confronti