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Insulti razzisti contro Jean-Léonard Touadi. La solidarietà di Articolo21

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Ancora insulti e offese razziste. Questa volta nei confronti di Jean-Léonard Touadi da sempre attivo, dentro e fuori il parlamento, nelle principali campagne antirazziste e per favorire l’intercultura. Oggi Touadi – che con Articolo21 ha condiviso tante battaglie contro i linguaggi dell’odio – candidato alla presidenza della Regione Lazio per “Civica Popolare” è oggetto di attacchi razzisti sui social network. Articolo21 gli esprime tutta la sua solidarietà e continuerà in questa campagna elettorale (e anche dopo) a vigilare, contrastare e  denunciare ogni atteggiamento razzista e xenofobo.
Pubblichiamo di seguito il suo post su facebook scritto all’indomani degli attacchi subiti (Stefano Corradino)

di Jean Leonard Touadi

Sulla vicenda delle offese e degli insulti piovuti su Fb a proposito della mia candidatura mi viene in mente la frase di M.L, King che usava ripetere di non avere paura delle parole dei violenti, ma di temere di più il silenzio degli innocenti. Gli innocenti in questo caso sono coloro che tacciono per convenienza, per tatticismo, per calcolo politico. E’ proprio per questo silenzio che abbiamo lasciato che la narrazione razzista e xenofoba si accreditasse e diventasse pensiero comune; abbiamo lasciato che i valori della tolleranza, del rispetto e dell’inclusione nella legalità diventassero minoritari nel corpo vivo della nostra società fondamentalmente aperta ed inclusiva.

Civica Popolare vuole essere quello spazio della ragionevolezza e della responsabilità. Io sto bene nella mia pelle da quando sono nato. E sono orgoglioso di essere italiano: vengo da lontano e ho scelto di radicare qui la mia tenda, da quasi 40 anni vivendo e lavorando in armonia con i miei compatrioti. È un esercito la schiera di colleghi di studio, di corso, colleghi giornalisti, ex miei alunni di liceo e di università, colleghi ricercatori in politica internazionale che possono raccontare quanto abbiamo costruito insieme in Italia e per l’Italia. Ho servito le istituzioni in molteplici vesti con onore e dignità. Non devo giustificarmi di essere italiano. Lo sono, lo saranno i miei figli, frutti prelibati di una nuova Italia ricca perché plurale, forte perché aperta.

Un’Italia saldamente ancorata nella sua multisecolare identità, ma aperta alla novità dell’innesto. Sono in politica anche per questo, per essere testimone di questo nuovo dinamismo del nostro paese. E non bastano gli i salti e le offese per fermarmi. 
La politica ha il dovere di guidare questi processi con umanità e razionalità. Senza fughe ideologiche in avanti e senza chiusure autarchiche, anacronistiche e dannose.


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