Il tempo è denaro. E allora, la nuova lotta del capitalismo più aggressivo non è ridurre solo i tempi di processo dei macchinari, ma anche comprimere le bio-pause dei lavoratori. Il braccialetto che Amazon fa indossare ai suoi dipendenti esaspera questa tendenza, perché serve a monitorare le sequenze delle azioni di lavoro degli addetti. Così. il dipendente viene pedinato da una tecnologia che segnala ogni sua incertezza e lentezza.
Questa che viene spacciata per un’ ottimizzazione è in realtà un altro attacco al diritto alle bio-pause. Ovvero i così detti tempi morti, che invece ci allungano la vita. Da quelli più lunghi – ferie, fine settimana, festività – come quelli più ricorrenti: sonno, pasto, bagno, fino al semplice sgranchirsi le gambe dopo una posizione seduta prolungata. Tutte queste pause sono sotto attacco. E noi ne simo complici, quando inquiniamo con i nostri comportamenti scorretti l’ecologia degli intervalli: acquistando di domenica nei negozi che non rispettano la chiusura; pretendendo la consegna in 24 ore del bene appena cliccato on line; preferendo il bassissimo costo di una merce, possibile solo con lo sfruttamento e il ridotto riposo degli schiavi della turbo-produzione.
Dobbiamo difendere le bio-pause. Anche da noi stessi.
Non cedendo ad una cultura che ci vuole convincere che essere frenetici equivalga ad essere dinamici. Se diamo tempo agli altri, ne avremo anche per noi.
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