Nel rigurgito fascio-leghista e fascio-antifascista c’è voglia di violenza, semplificazione, regressione all’infantile piacere dell’ubbidienza. Dove non si fa la fatica di capire per scegliere, con lo stress di sbagliare, ma ci si affida al confort dell’eseguire ciò che altri hanno scelto. L’uomo forte asseconda l’infantilismo politico di chi gli si consegna, ricambiando la cortesia con la banalizzazione della complessità in schemi nitidi. Che diversificano il bene dal male per grandi ripartizioni. Usa i colori per questo, per rendere facili le differenze e le appartenenze. I colori della pelle per ritornare alle “razze”, ma anche quelli dei militanti: camicie nere per i fascisti, verdi per i leghisti, come le squadre di calcio, così che anche il distratto non sbagli.