Si scopre un buco nelle restituzioni di parte degli stipendi dei 5 Stelle. Scandalo? No. Incompetenza? Sì. Non è scandaloso che il M5S scopra che i furbi in Italia sono così infestanti, da germogliare anche nelle proprie aiuole. Tanto più, se non li protegge, ma li vuole cacciare. Quello che invece colpisce è l’incapacità di effettuare questi ovvi controlli prima di definire le candidature. Tanto più se questo tema è da sempre l’elemento più apprezzato non solo dagli elettori, ma anche da chi invoca da anni la discontinuità della fine di privilegi e super-stupendi.
Così, l’accusa d’incompetenza torna di nuovo a colpire, anche se questa volta si riferisce alla gestione interna. La toppa però è peggiore del buco visto che la prevista imposizione di un atto di dimissioni non sarebbe vincolante, perché incostituzionale. E anzi, aumenta il rischio di portare in Parlamento apolidi esposti ad adescamenti filogovernativi, in quanto senza più nulla da perdere, visto che hanno già subito la scomunica del Movimento.
E allora? Meglio un atto di clemenza costruttiva, che impegni i responsabili dei mancati versamenti a sanare i conti; e i responsabili dei mancati controlli preventivi a sanare le procedure interne di controllo. Riconoscendo il concorso di colpa del Movimento che non ha vigilato. E senza lasciare zebre fuori branco nelle aule, le prede preferite dei caimani.
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