Mi sto accingendo a preparare un grande ragù per 20 giovani di NabiSaleh, per Waed, Mohammed e Salam che sono I tre fratelli di Ahed e poi cugine e cugini, amiche ed amici. Mancheranno Osama, Mohammed, Karim , Asem, Basil, Muhannad e un altro Mohammed, anche loro sono in un carcere israeliano. E’ Waed, fratello maggiore di Ahed che lo ha chiesto insistentemente, glielo avevo promesso lo scorso anno quando venne liberato dalla prigione dove aveva passato diversi mesi, cosi come decine di giovani ragazzi di NabiSaleh ma me ne ero ripartita senza rispettare la promessa. Questa volta non posso sfuggire. Ho trovato tagliatelle Barilla e pomodori in scatola Mutti, e la carne macinata qui è buonissima.
Il 31 Gennaio, giorno in cui avrebbe dovuto esserci l’udienza per il processo poi rinviata al 6 febbraio ed oggi rinviata al 13 febbraio, a NabiSaleh abbiamo festeggiato il 17° compleanno di Ahed, avremmo volute averla con noi insieme alla mamma Nariman e non saperle in una fredda cella di un carcere israeliano. Nel cortile è stato fatto un grande circolo con il simbolo della pace compostoda bicchieri illuminati dalle candele con impresso il volto di Ahed e tra un bicchiere e l’altro le foto delle 63 donne palestinesi incarcerate. Presenti i rappresentanti dei comitati popolari per la resistenza nonviolenta, mancava il coordinatore, Munther Amira del campo profughi di Aida in carcere ormai da più di un mese.
Ci sono varie tv anche straniere , la tv palestinese era on-live, il ministro per I prigionieri Issa Qaraqe e Qaddura Fare del club dei prigionieri, attivisti di BetSelem, giovani di Al Fatah e tanti altri.
Arriva Nour rilasciata da poco dal carcere, dopo che era stata arrestata il giorno dopo di Ahed, è stata interrogata per 11 ore di seguito senza nulla da bere e da mangiare senza poter dormire, portata per giorni dal carcere di Asharon a quello di Ofer per presenziare ad udienze che venivano rinviate, svegliata alle due del mattino e trasferita in un gelido furgone di ferro. Negli interrogatori la minacciavano di arrestare anche il padre se non avesse detto chi fossero gli organizzatori delle manifestazioni e chi tirava pietre ma non dava risposte. Il 13 dovrà ricomparire al processo, dove potrebbe essere condannata anche se nel video girato da Nariman lei incalza il soldato ma non si vede che lo schiaffeggia. Anche lei odiatissima dagli israeliani non ha il velo, porta persino occhiali da intellettuale e studia comunicazione e giornalismo all’università di Al Quds.
Intanto I ragazzi con il fuoco hanno disegnato il nome di Ahed. Bassem il padre sorride ed abbraccia I figli, ma quando arriva la grande torta con l’ immagine di Ahed trattiene a stento le lacrime cosa che non fa Janna, la più giovane reporter palestinese, 11 anni, intelligenza e bellezza straordinaria, in un inglese perfetto,racconta in diretta gli avvenimenti a cui partecipa. Per questo un esponente della strategia della difesa israeliana, ha dichiarato che Janna è un pericolo per Israele. Cosi come Ahed, Janna rompe ogni stereotipo con il quale anche nei testi scolastici israeliani profondamente razzisti come ha scritto nella sua ricerca la prof. israeliana NuritPeleElHanan, vengono descritti i palestinesi.
Ridiamo invece tutti insieme delle dichiarazioni fatte da Michael Oren ex ambasciatore israeliano negli Usa che sostiene che la famiglia Tamimi non è una vera famiglia, le bambine ed i bambini sarebbero attori, vestono all’americana e quei capelli rosso biondo sono una finta. Ma i Tamimi hanno una lunga storia, vengono da Hebron, e i crociati qui hanno fatto figli e famiglie e molti di loro si sono poi convertiti all’Islam, si capisce che Michael Oren, non ha mai frequentato la Palestina e non ha mai visto oltre i meravigliosi occhi neri, quanti stupendi occhi blu la abitano. Nel carcere, mi racconta Bassem, Ahed grazie all’ aiuto di altre detenute, tra le quali la parlamentare KhalidaJarrar in detenzione amministrativa ha preparato quattro esami per l’ammissione all’Università ed è riuscita a leggere anche due libri di cui Bassem non ricorda I titoli.
Il 13 febbraio si spera di sapere l’esito del suo processo, di quello di Nariman e di Nour. I capi d’imputazione sono 12 tra I quali violenza contro ufficiale, tiro di pietre, disturbo dell’ordine pubblico e cosi via. Ma chi le giudicherà sarà un tribunale militare, dove I giudici spesso sono coloni e comunque esponenti di un esercito occupante.
Ahed è diventata un simbolo della forza, coraggio e dignità di una generazione di giovani donne che hanno consapevolezza dei loro diritti e vogliono esercitarli. Nel mondo vi sono iniziative e manifestazioni per la sua liberazione, la petizione di Avaaz ha raccolto più di un milione e seicentomila firme, ma non basta: sono le istituzioni che devono esigere da Israele il rispetto della legalità internazionale e dei diritti umani.
Luisa Morgantini. Già vice-Presidente del Parlamento Europeo. Presidente di AssopacePalestina